Piove sulle tendopoli, in quello che è un piccolo antipasto del rigido inverno dell’Appenino tra le Marche e il Lazio. La situazione, già di per sé difficile dopo il terremoto che il 24 agosto ha raso al suolo Arquata del Tronto, Amatrice, Accumoli e svariate frazioni, comincia a dare segnali di ulteriore difficoltà: bocciata l’ipotesi delle new town e chiarito che le prime abitazioni provvisorie si vedranno tra sette mesi, i 4.807 sfollati cominciano a rumoreggiare e a chiedere una sistemazione migliore delle grandi tende blu, ora che la stagione del freddo è alle porte.

Il commissario Vasco Errani ha annunciato per la prossima settimana «un D-day per la chiusura delle tendopoli», mentre il governatore marchigiano Luca Ceriscioli promette che non ci saranno spostamenti di massa verso la costa, malgrado da Accumoli in quattrocento siano già in partenza verso San Benedetto del Tronto, dove saranno ospitati negli alberghi.

«Nessuna scelta verrà calata dall’alto – dice Ceriscioli -, ma tutto sarà fatto insieme, passo dopo passo con scelte che possano servire alla comunità. Vogliamo dare qualità alla fase temporanea, in attesa della ricostruzione e delle cosiddette casette. Questa fase servirà anche a tenere insieme le comunità colpite dal terremoto». Il presidente, poi, ha confermato anche che «la priorità è chiudere le aree attendate in vista dell’abbassamento delle temperature previsto per questa settimana».

Il capo della protezione civile Fabrizio Curcio, dal canto suo, si mostra prudente: «Non ci sono soluzione preconfezionate, la prima cosa naturalmente è l’ascolto del territorio. Il percorso sarà lungo e pieno di insidie, ma metteremo in piedi un piano condiviso frutto di un confronto sereno».

I dettagli del piano sono ancora ignoti. I sindaci temono che se dovessero verificarsi partenze di massa, i piccoli paesi montanari rischierebbero seriamente di scomparire con i residenti che si andrebbero a stanziare nelle città: non solo quelli distrutti dal sisma, ma anche tutti gli altri, quelli cioè in cui si sono verificati crolli più o meno piccoli, senza morti né feriti. Per questo stanno già cominciando le verifiche sull’agibilità delle abitazioni rimaste in piedi in modo che almeno alcuni possano rientrare a casa propria. Allo stesso tempo, i Comuni si stanno attrezzando per mettere in piedi delle scuole temporanee. «Chiederemo soltanto i moduli necessari», taglia corto il vicesindaco di Arquata del Tronto, Michele Franchi. Tradotto: chi potrà, riprenderà possesso della propria abitazione, mentre per quello che riguarda gli edifici pubblici andati distrutti ci si attrezzerà con edifici provvisori da posizionare su aree non a rischio idrogeologico. Intanto, chi sceglie di affittare un appartamento avrà diritto a un contributo tra i 200 e i 600 euro, soldi che andranno «anche a coloro che vengono ospitati da parenti o amici», puntualizza ancora Curcio.

Sul fronte delle inchieste, le procure di Rieti e Ascoli continuano a studiare le carte mentre si valutano le ipotesi più varie: da una maxiperizia sugli edifici pubblici crollati fino all’arrivo di altri investigatori di supporto ai pool già al lavoro. Gli investigatori invitano tutti alla calma e a ogni dichiarazione sottolineano che i tempi saranno lunghi, ché loro non hanno fretta di trovare colpevoli. Si vedrà.

Nella mattinata di ieri, poi, è stato estratto dalle macerie di amatrice il corpo di Sayed, rifugiato afgano rimasto sepolto durante la scossa del 24 agosto. Il conto delle vittime del terremoto sale così a quota 296. «In alcune zone le ricerche sono ancora in corso», conclude Curcio, lasciando intendere che il bilancio potrebbe farsi ancora più pesante.