Carlos Aparicio Veda è dal 2018 l’ambasciatore boliviano in Italia. Avvocato di professione, è stato membro dell’assemblea costituente boliviana tra il 2006 e il 2007, deputato dell’assemblea legislativa tra il 2010 e il 2015, viceministro dell’Interno tra il 2015 e il 2017. Sempre al fianco di Evo Morales e del suo Movimiento al Socialismo (Mas).

Quanto sta avvenendo in Bolivia va davvero definito come colpo di Stato, come ha dichiarato Evo Morales?
Sì, è un colpo di stato. Ed è stato pianificato molto bene dai comitati civici di Santa Cruz de la Sierra guidati da Luís Camacho e dalla formazione Comunidad Ciudadana di Carlos Mesa. La loro strategia è cominciata prima delle elezioni; in un comizio Camacho disse che non avrebbe riconosciuto la vittoria di Evo Morales se fosse stata annunciata e già aveva chiesto allora disobbedienza civile. Lungo tutta la campagna il gruppo fascista Union Civil Cruceñista da cui Camacho proviene ha bruciato le case dei militanti del Mas e vandalizzato la loro campagna elettorale. Ora assistiamo a continue violenze nei confronti dei nostri militanti e dei nostri rappresentanti istituzionali, a cui arrivano a bruciare le case, ad esempio quella della sorella di Morales; inoltre, il fratello dell’ex presidente della Camera è stato persino sequestrato e non ne abbiamo più notizia.

L’Organizzazione degli Stati Americani (Osa) ha dichiarato che le elezioni del 20 ottobre non possono essere considerate valide. Concorda con questo parere?
L’Osa emise pareri già il 20 ottobre, chiedendo il secondo turno sulla base dei risultati temporanei. Ha sempre emesso pareri più politici che tecnici, compreso il rapporto finale recentemente rilasciato. Ciononostante, non abbiamo mai messo in dubbio che le loro analisi sulle elezioni sarebbero state vincolanti. Ma se nel rapporto di domenica scorsa hanno segnalato che Morales sarebbe arrivato primo con meno di dieci punti di distacco, perché hanno chiesto la ripetizione delle elezioni e non il secondo turno? Le elezioni sono state vigilate dalla Osa e dalla Ue già nel loro svolgimento. Errori nello scrutinio ce ne sono sicuramente stati, ma si tratta di errori umani commessi dai cittadini che lo hanno gestito manualmente. Inoltre era tecnicamente difficile recuperare i voti dalle zone rurali, e questo è il motivo per cui il sistema di trasmissione delle informazioni preliminari è stato temporaneamente sospeso.

Come si può uscire dall’attuale situazione di crisi?
Pacificando il Paese mettendo fine alle violenze. Chiediamo che i comitati civici smettano di picchiare e sequestrare i nostri compagni del Mas. Lasciate in pace i nostri militanti ed elettori che hanno pubblicamente manifestato la loro tristezza per la situazione in corso!

E dal punto di vista istituzionale cosa suggerisce sia fatto?
Sarà l’assemblea legislativa a scegliere il cammino più giusto, e in accordo con la costituzione boliviana. Sono sul tavolo più possibilità, come l’elezione alla guida temporanea del Paese della vicepresidente del Senato Jeanine Añez, ma si parla anche della possibile nomina di un magistrato del tribunale supremo di giustizia.

Evo Morales ha detto che la sua lotta continua. Cosa ha voluto intendere?
Che il Mas continuerà a seguire la via democratica per la propria lotta politica con un programma patriottico per le donne, per gli indigeni, per gli imprenditori e per tutto il Paese. Noi avevamo in programma di rendere la Bolivia il centro energetico del Sud America e vogliamo ancora farlo. È troppo presto per dire se sarà ancora Evo il nostro candidato, ma nel mio cuore spero sia ancora lui. Come disse Tupac Katar