«È come se avessero bombardato di nuovo il parlamento» ha detto Sezgin Tanrikulu, deputato del Partito repubblicano del popolo (Chp), il maggior partito d’opposizione, poche ore dopo la diffusione della notizia dell’arresto di 14 parlamentari del Partito democratico dei popoli (Hdp), il partito filocurdo e di sinistra libertaria di Selahattin Demirtas. Dichiarazioni che si susseguivano, mentre a Diyarbakir un’autobomba colpiva l’edificio che ospita l’antiterrorismo, provocando almeno 8 morti. Dalla sera prima le autorità avevano reso irraggiungibili i social network e limitava i servizi di WhatsApp e Instagram.

Ieri in Turchia è accaduto quello che ci si aspettava dal 7 giugno del 2015, dopo il successo elettorale della formazione politica filocurda che per la prima volta è riuscita ad avere un suo gruppo parlamentare ed è diventata la terza forza politica del paese. Il governo Akp e il presidente Erdogan in questi 16 mesi hanno duramente criminalizzato l’importante componente politica, accusata di essere il braccio politico dell’organizzazione armata Pkk.

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Il leader dell’Hdp, Demirtas

 

L’esito di quel voto che fece perdere all’Akp la maggioranza parlamentare di cui aveva goduto fino ad allora, non portò ad alcun governo e dunque si tornò al voto dopo pochi mesi, il 1° novembre. Il risultato delle ultime elezioni riconsegnò la maggioranza dei seggi al partito di governo, ma a sbarrare la strada alle ambizioni del presidente Erdogan, mirante a instaurare un regime presidenziale senza i dovuti contrappesi, è stata la presenza in parlamento di 59 deputati del partito filocurdo.

Questo ha determinato anche il successo elettorale dell’Hdp, col 13,5% dei voti e una rappresentanza parlamentare di ben 80 deputati, facendo perdere al Pkk il ruolo di primo piano che aveva nella rappresentanza della componente curda. E ha inoltre sconvolto i piani del presidente turco che sperava di ottenere la maggioranza dei due terzi in parlamento per realizzare la sua riforma costituzionale. Cosa che non è avvenuta proprio per l’entrata in campo del Partito democratico dei popoli.

Dunque Erdogan mira a delegittimare il partito guidato dal giovane avvocato attivista per i diritti umani Selahattin Demirtas, che si era presentato alle elezioni come argine allo strapotere del presidente e avendo al centro della propria agenda la difesa e la promozione dei diritti umani e i diritti di tutte le minoranze etniche e religiose. Aveva mandato un segnale molto chiaro all’Unione europea, affinché sostenesse la rinascita democratica del paese nella speranza che si aprisse una nuova e decisiva fase nei rapporti tra Ankara e Bruxelles.

Il leader dell’Hdp in questi mesi non si è affatto risparmiato nell’esortare i combattenti curdi a deporre le armi. Ma finora i suoi appelli sono caduti nel vuoto perché il partito armato vuole con la forza riconquistare la sua centralità politica.

I parlamentari arrestati ieri hanno dichiarato al procuratore che ha firmato il provvedimento come loro rispondano solo ai cittadini che li hanno eletti. Solo loro «possono mettere in discussione la nostra attività politica – hanno detto durante l’interrogatorio. Aggiungendo: «Noi non riconosciamo in voi degli organi giudiziari imparziali e dunque ci asteniamo dal rispondere alle vostre accuse». Il testo di difesa comune era stato preparato dai legislatori dell’Hdp dopo la modifica costituzionale sulla sospensione dell’immunità parlamentare, avvenuta il 20 maggio scorso.

Demirtas è tra coloro che hanno utilizzato tale dichiarazione congiunta per la difesa, lo ha confermato l’avvocato Ramazan Demir. E personalmente avrebbe dichiarato: «Non voglio rispondere alle vostre domande. Non credo che l’eventuale procedimento legale che sarà avviato da voi sia legittimo. Anche la mia detenzione è illegale.

In una circostanza in cui è compromessa la dignità della giustizia, io non accetto di essere oggetto di un tale processo. Non voglio essere parte di una farsa giudiziaria, che è stata messa in scena su ordine del presidente Recep Tayyip Erdogan. Questa è una storia personale molto discutibile», ha aggiunto il leader dell’Hdp.

Con questi arresti la Turchia si allontana ulteriormente da una seria prospettiva di pacificazione della sua società. Si sta tornando, come negli anni ’80 e ’90, alla sistematica divisione tra turchi e curdi. Con il rischio serio di un bagno di sangue.

Insieme al leader carismatico e presidente Selahattin Demirtas, tra i parlamentari arrestati durante la notte vi sono leader storici del movimento curdo, tra i fondatori dell’Hdp come Figen Yüksekdas, Idris Baluken, Gülser Yıldırım, Leyla Birlik, Sırrı Süreyya Önder e Ziya Pir. Poi nella serata di ieri questi ultimi due sono stati rilasciati.