Alexis Tsipras ha ricevuto l’incarico di formare il nuovo governo dal presidente della Repubblica Prokopis Pavlopoulos e ieri sera ha già giurato come primo ministro.

L’ufficializzazione dei nomi di tutti i ministri, con il giuramento di prassi, avverrà tra oggi e domani mattina. Tempi velocissimi, diretta conseguenza del trionfo elettorale di Syriza e del suo leader. La Coalizione della Sinistra Radicale greca è riuscita a raggiungere, dunque, il 35,4% dei voti, perdendo meno di un punto percentuale rispetto alle elezioni di gennaio e conquistando 145 deputati su un totale di trecento. La maggioranza di governo è assicurata grazie alla conferma dell’alleanza con i Greci Indipendenti di Panos Kammenos, che pur avendo tutti i sondaggi contro, son arrivati al 3,7%, superando il quorum e guadagnandosi 10 deputati.

Il centrodestra di Nuova Democrazia si è fermato ben al di sotto delle aspettative del suo nuovo presidente, Vanghèlis Meimarakis. Non è andato oltre il 28,1% , con l’elezione di 75 rappresentanti in parlamento.

Malgrado i forti attacchi a Tsipras, le accuse a Syriza di aver contrastato troppo i creditori e le promesse di stabilità con governi di unità nazionale, i conservatori non hanno convinto.

I neonazisti di Alba Dorata, nonostante il processo a cui è sottoposta la quasi totalità della sua dirigenza, si conferma -con la retorica dell’odio e sfruttando anche la tragedia umanitaria dei profughi- terzo partito del paese, con il 6,9% dei voti.

Alexis Tsipras sa bene che i neonazisti si combattono tutti i giorni, soprattutto sul piano politico e sociale. E il primo impegno di carattere internazionale dopo la sua rielezione, è, appunto, la partecipazione al vertice europeo di domani sull’immigrazione, dove ribadirà con forza che Atene chiede il reale superamento di «Dublino 2» e una politica comune di tutta l’Unione. Una politica che non può certo limitarsi alla creazione di centri di identificazione e riconoscimento.

Sabato, il leader di Syriza sarà a New York per partecipare all’assemblea generale dell’Onu, mentre domenica avrà un incontro informale con il presidente americano Barack Obama. Colloquio nel quale, secondo fonti vicine al quarantunenne leader della sinistra greca, si parlerà della realtà geopolitica del Mediterraneo e delle fortissime tensioni in corso, ma anche del bisogno che l’Europa entri realmente in una nuova fase, orientata allo sviluppo e al superamento della cieca austerità.

Il governo Tsipras gestirà il pacchetto Juncker per lo sviluppo e la trattativa per l’alleggerimento del debito che dovrebbe partire tra poche settimane. I rapporti con Washington, sono quindi considerati di notevole importanza, così come la necessità di rendere chiaro che non si tratta di uno «Tsipras due» prono all’austerity, ma di un primo ministro di sinistra -più esperto e forse meno ingenuo- che intende continuare a lavorare «e se necessario a sanguinare, per fare in modo che il suo popolo non sanguini più», come ha dichiarato lo stesso nuovo primo ministro ieri, dopo l’incontro con Kammenos.

Quanto al gioco delle alleanze, ne esce definitivamente il partito del Fiume, creato dal giornalista Stavros Theodorakis, che tanto piaceva a gran parte dei creditori: il suo 4,1%, con undici deputati, è ininfluente per la solidità del governo. Come ininfluenti e non necessari sono, aritmeticamente, i diciassette deputati del Pasok, che ha raggiunto il 6,2% .

Riguardo ai socialisti, tuttavia, potrebbe non essere stato ancora tutto deciso: il presidente di Anel, dopo aver ribadito che il governo avrà una linea progressista, ha invitato il Pasok, con a capo Fofi Jennimatà, a rompere con il passato e con personaggi corrotti che fanno ancora parte delle sue liste. Verrebbe ipotizzata, cioè, in caso di un forte rinnovamento, una possibile collaborazione. Ma le risposte, per ora, dalle file dei socialisti, sono, almeno ufficialmente, totalmente negative. Smentiscono, anche, di avere ricevuto proposte ufficiali per sostenere o partecipare al governo-

Quanto ai venticinque ex deputati di Syriza e numerosi altri dirigenti che in segno di protesta per la firma del compromesso con i creditori, hanno dato vita a Unità Popolare, per la prossima legislatura non parteciperanno alla vita parlamentare. Hanno sfiorato il quorum del 3%, ma si sono fermati a un passo dal risultato utile, al 2,9%. Malgrado i nomi di spicco, tra cui quello della ex ministra aggiunta delle finanze Nadia Valavani, che aveva fatto approvare la legge che permette l’importante rateizzazione dei debiti con lo stato, i greci non hanno voluto seguire la prospettiva di un possibile ritorno alla dracma. Il messaggio del partito è stato, in sostanza, «con il memorandum siamo un paese incapace di autodeterminarsi», ma non ha fatto abbastanza presa. A quel punto molti hanno deciso di scegliere, come sempre, il partito comunista ortodosso del Kke (5,5% dei voti) che dice da sempre no all’euro e a questa Unione europea.

Tempi rapidi, quindi, per la formazione del nuovo governo Tsipras, con la riconferma, a quanto filtra, di ministri- chiave come Nikos Pappàs alla presidenza,Nikos Kotziàs agli esteri e lo stesso Panos Kammenos alla difesa. L’esecutivo di Syriza, non sarà, dunque, una parentesi storica, come molti conservatori avrebbero desiderato. Inizia una nuova sfida, con lo sguardo di Alexis rivolto, innanzitutto, all’Europa possibile e alle classi popolari che hanno deciso di ridargli fiducia.