Il Giro d’Italia che parte oggi va veloce, più delle precedenti edizioni. Vorrebbe correre d’un fiato i 3480 km, per lasciarsi alle spalle il Covid, che l’anno scorso si è infilato nella camera d’aria e ha bucato la ruota, costringendo gli organizzatori a rinviare il Giro a ottobre. Il programma del 2020, infatti, prevedeva solo poche cime alpine rispetto a quelle tradizionali, la neve aveva già spruzzato la linea del traguardo.

Oggi si parte da Torino con una cronometro di 8,6 Km pedalando alla massima velocità lungo un percorso che dal centro storico si snoda dalla sponda destra a quella sinistra del Po, collegate dal ponte Principessa Isabella. Qualche centinaio di metri dopo, sorge il Motovelodromo costruito nel 1920, raro esempio di architettura sportiva, lasciato al degrado dal 1994 e dedicato a Fausto Coppi, che vi fece parecchi arrivi trionfali tra la fine dei ‘40 e la metà degli anni ‘50 del secolo scorso. La seconda e la terza tappa prevedono Stupinigi-Novara (178 km) e Biella- Canale ( 190 Km), due tappe che attraversano le Langhe, il Monferrato e Roero, se pedalate anche voi, non certo al ritmo forsennato dei professionisti, potrete godere dell’ottimo vino di quelle terre, formaggi e torroni con le nocciole, tutto ipercalorico, ma ci penseranno le due ruote a smaltire il superfluo.

Pasta al forno
Le tappe successive del Giro d’Italia seguono le acque del Po, a volte irruenti a volte placide, fino all’Emilia dove cominciano le prime salite. Piacenza- Sestola (187 Km) e Modena-Cattolica (177 Km), porteranno la carovana del Giro mercoledì 12 maggio ben oltre il Rubicone, in riva all’Adriatico. In tre tappe si attraversano le Marche, l’Umbria, l’Abruzzo, il Molise, la Puglia, e la tappa Foggia-Guardia Sanframondi (170 Km) conduce il Giro nel Sannio campano. A Foggia Vasco Pratolini, inviato del Nuovo Corriere, quotidiano vicino al Pci e diretto da Romano Bilenchi, ricorda quando negli anni ‘50 in piena contrapposizione comunisti-democristiani, che si risolveva nel dualismo Bartali-Coppi, il segretario della locale federazione del Pci cercò forsennatamente l’Airone per consegnargli un mazzo di rose rosse, ma il suo tentativo di avvicinarsi fu vano. In quella cronaca lo scrittore Pratolini non mancò di apprezzare un buon piatto di pasta al forno consumato presso il circolo del dopolavoro delle Acli di Foggia, ma erano altri tempi.

Tappe rinascimentali
Dopo la Campania il Giro d’Italia risale toccando l’interno dell’Abruzzo con la tappa Castel di Sangro-Campo Felice (158 Km), poi L’Aquila-Foligno ( 139 Km) e Perugia-Montalcino (162 km) porta la corsa rosa in Umbria, non prima di aver toccato riserve naturali di pregio come quella della Camosciara e di Anversa degli Abruzzi dove sopravvivono il camoscio d’Abruzzo e l’orso marsicano. Brevi escursioni di 30 minuti vi porteranno alle cascate delle Ninfe e delle Tre Cannelle in provincia di L’Aquila, sono luoghi che vale la pena visitare anche se non siete al seguito del Giro. A Rieti la cattedrale di Santa Maria Assunta e a Perugia quella di San Lorenzo, meritano una visita accurata, a Foligno non si può perdere Palazzo Trinci e i suoi affreschi che decorano le sale. Forse il Giro dovrebbe prevedere tappe e visite obbligate per i ciclisti e i loro team di fronte a tante bellezze medievali e rinascimentali, inframmezzate da piacevoli puntate enogastronomiche. Siamo sicuri che in barba alle ristrettezze dietetiche si carburerebbero il corpo e la mente. Non stonerebbe qualche lettura sul tema, come il piacevole libro di Stefano Pivato La felicità in bicicletta (il Mulino, euro 14), nelle cui pagine ci ricorda come la bicicletta possa dare l’ebbrezza della velocità, la leggerezza del corpo che scarica il suo peso sulle ruote, l’indipendenza e la fuga dalle tristezze della vita, la libertà per i corpi troppo a lungo relegati in spazi ristretti, a causa del Covid, il tutto intervallato da una fetta di presnitz, dolce tipico triestino e goriziano e un buon vino bianco.

Trincate notturne
Così faceva Luigi Masetti, detto «l’anarchico delle due ruote» il primo ciclista che si spinse Oltreoceano. Finanziato dal Corriere della Sera nel 1893, in cambio di brevi articoli per i lettori scriveva in uno dei suoi tanti cicloviaggi: «Nei pressi di Basilea si trincò fino a mezzanotte del buon vino bianco e il giorno seguente ripartii dopo la colazione non prima di aver finiti i prosit di numerosi bicchieri del medesimo buon vino». A Londra Luigi Masetti durante un ricevimento ufficiale, prima di procedere con una lunga tappa verso Portsmouth, dove si sarebbe imbarcato per gli Stati Uniti con il suo «bicicletto», riferisce nelle cronache destinate ai lettori del quotidiano di via Solferino che «si stette allegri con bicchieri di champagne fino alle tre dopo la mezzanotte».

Dante
Nella dodicesima tappa da Siena a Bagno di Romagna (209 Km), si passa dalla Toscana alla Romagna, toccando Firenze. Ponte a Egna è il luogo che ha dato i natali a Gino Bartali, che la carovana rosa del Giro non può ignorare, come pure Sesto Fiorentino dove è nato Alfredo Martini di cui ricorrono i cento anni dalla nascita, a lungo commissario tecnico della nazionale di ciclismo, partigiano e convinto comunista, nella sua agenda teneva sempre una foto di Enrico Berlinguer.

La tappa numero 13 da Ravenna a Verona (198 Km), toccando Ferrara e Mantova è tutta dedicata a Dante. Ravenna accolse i suoi ultimi respiri, Verona fu una delle città dove visse in esilio. E durante la tappa, mentre il gruppone va in fuga, non dimenticate una sosta a Ferrara per apprezzare le bellezze estensi e a Mantova oltre a Palazzo Te, i tortelli di zucca. Poi Cittadella-Monte Zoncolan (204 Km) con finale di tappa a 1730 metri e Grado-Gorizia (147 Km) con sconfinamento in Slovenia, rappresenta l’inizio delle montagne e almeno per i corridori del Giro il vino e il buon cibo sono da bandire, se si vuole arrivare in cima, la tappa Sacile-Cortina e Canazei- Sega di Ala non ammettono altro che pedalare fino a Milano. Noi con qualche trasgressione immaginaria abbiamo pedalato tra bicchieri di vino e buona cucina, ma chi si contenderà il Giro d’Italia? Nel 2020 ha vinto il britannico Tao Geoghegan Hart, l’anno precedente Carapaz e nel 2018 Froome, nel 2017 il francese Dumoulin. Bisogna risalire al 2016 per trovare un italiano, l’ormai appannato Vincenzo Nibali. La sorpresa potrebbe venire da Filippo Ganna, nel 2020 vincitore del mondiale a cronometro e di diverse tappe al Giro d’Italia. È omonimo del muratore Luigi Ganna, nel 1909 vincitore del primo Giro d’Italia. Il 30 maggio a Milano sarà un italiano a indossare la maglia rosa?