Sono tanti, diciamo pure tutti, gli sport che si sono trovati colpiti al cuore dalla pandemia del CoVid-19, ma ce n’è un’assenza che più di tutte fa rumore durante queste settimane.
Se si escludono gli anni dei due conflitti mondiali, quello del 2020 è il primo mese di maggio negli ultimi 111 anni senza il Giro d’Italia. La Corsa Rosa sarebbe dovuta scattare da Budapest lo scorso sabato, secondo l’abitudine sempre più frequente di portare le partenze della grandi corse a tappe in Paesi (e mercati) nuovi, e da martedì avrebbe ricominciato ad attraversare lo stivale: la Sicilia, il primo arrivo in salita sull’Etna, poi la Calabria e la Puglia e da lì una veloce risalita lungo la costa adriatica per andare incontro ai verdetti delle grandi montagne. Invece domenica 31 maggio in Piazza Duomo a Milano non sarà montato alcun podio, non ci sarà una maglia rosa da premiare.
La riorganizzazione del calendario internazionale ha spostato il Giro per la prima volta in autunno. Se si riuscirà davvero a disputare, sarà dal 3 al 25 ottobre: senza partenza in Ungheria, ma con lo stesso sviluppo di corsa previsto per le tappe italiane.
Una primavera senza Giro d’Italia, però, è qualcosa a cui nessun appassionato di ciclismo riesce a rassegnarsi. Orio Vergani, capostipiti dei grandi narratori del ciclismo, aveva definito il Giro “la Festa di maggio”. Indro Montanelli, inviato dal Corriere al “Giro della Rinascita” nel ’47 attribuiva alla Corsa Rosa il potere di “trasformare in domenica ogni giorno della settimana”, descrivendo le giornate di tappa come soleggiate domeniche “di vino e di peccato”.
E sarà forse leggendo le cronache delle grandi firme del passato, che un manipolo di narratori del ciclismo di oggi ha avuto la più semplice delle idee: il Giro non c’è? Allora ce lo inventiamo. Nasce così “Senzagiro”, un’avventura di maggio in cui il Giro viene prima immaginato e poi raccontato e illustrato. A farlo ci sono tanti inviati del ciclismo di oggi e di ieri (Marco Pastonesi, Alessandra Giardini, Andrea Schiavon, Giovanni Battistuzzi, Stefano Rizzato), giornalisti, scrittori, blogger, docenti universitari e persino due ex corridori (Silvio Martinello e Marco Pinotti) che il Giro lo hanno pedalato con successo. Una squadra riunita dall’amore per il ciclismo e dal desiderio di rendere questo maggio un po’ più maggio di quanto non sembri.

Le regole d’ingaggio sono semplici. Percorso e corridori sono gli stessi previsti. Per ogni tappa un narratore e un illustratore diverso. Il copione non è scritto, ogni autore riprende il racconto da dove si è interrotto il pomeriggio prima, senza sapere cosa succederà il giorno successivo, proprio come in un normale Giro da inviato.

Ogni pomeriggio, verso le 17, la cronaca di tappa è pubblicata sul sito senzagiro.com e sui relativi social, che nel resto della giornata si riempiono di contenuti diversi come approfondimenti sul territorio attraversato e sui consigli di letture a tema ciclistico. Un gioco di fantasia che però, come spiegano gli ideatori, “in questi strani giorni non basta, occorre mettersi in gioco”.
Con il crescente coinvolgimento che ha accompagnato la partenza di un Giro che non è mai partito, i “Senzagiro” hanno deciso di trasformare questo divertissement in una raccolta fondi, dedicando il proprio progetto alla Cooperativa Sociale Namasté, che nel territorio bergamasco fortemente provato dall’epidemia si occupa ogni giorno dei soggetti più fragili: persone con disabilità e con disagio psichico, anziani soli, minori e adolescenti, fino al supporto psicologico per chi è stato colpito dai numerosi lutti.

Il Giro d’Italia che non c’è corre in rete ogni pomeriggio e corre come una corsa vera. Vincenzo Nibali ha conquistato la maglia rosa a sorpresa nella cronometro iniziale e dopo averla ceduta per un giorno solo l’ha riconquistata proprio in casa in Sicilia, accompagnando il compagno di squadra Giulio Ciccone alla vittoria sull’Etna. Tom Dumoulin, presente a sorpresa al via, non sta perdendo un secondo, mentre i protagonisti delle ultime edizioni del Giro Richard Carapaz e Simon Yates coltivano sogni di gloria, proprio come il giovane fenomeno esordiente Remco Evenepoel.

La curiosità è doppia: vedere come andrà a finire questo “Senzagiro” e vedere quanto sarà diverso il Giro nella sua straordinaria edizione autunnale. Il percorso è lo stesso, e a leggere le cronache anche le emozioni non sembrano troppo differenti.