Il giro della Toscana di Nicola Zingaretti, giusto all’indomani di quello di ciclismo, si dipana in gran parte lungo un percorso costiero, lì dove è più temuta l’offensiva della destra a trazione leghista di Susanna Ceccardi. Ma subito il segretario del Pd viene a sapere che fra i candidati della pupilla di Matteo Salvini non manca il neofascista (ufficiale) di turno, il forzanovista senese Nicola Sisi collegato a Toscana Civica, piccola lista di destra onnipresente sui media grazie, evidentemente, a buone disponibilità economiche. Le stesse che consentono a Ceccardi di comparire su spazi a pagamento in tutta la regione. E sì che i regolamenti elettorali imporrebbero a tutti, e quindi anche alla Lega, un preciso tetto alle spese.
Zingaretti coglie al volo la possibilità di dire pane al pane e vino al vino. E dalla Pineta di Viareggio, dove è arrivato anche per sostenere la rielezione del sindaco uscente Giorgio Del Ghingaro, il segretario dem va all’attacco: “Non avrei mai pensato che arrivassero a candidare neofascisti con le mascherine con la scritta ‘boia chi molla’…Cos’altro deve accadere per non far scattare un allarme democratico?” Poi, visto che in Toscana tutti sanno quanto gli elettori di Forza Italia stiano soffrendo la candidatura della pupilla di Matteo Salvini, a tal punto da accarezzare il più classico dei voti disgiunti a sostegno dell’amico Eugenio Giani, Zingaretti va a colpire nel morbido: “Io ho un immenso rispetto di figure come Silvio Berlusconi, e del lavoro che sta facendo anche riguardo all’Europa per voler mantenere un profilo europeista. Ma che cosa c’entra un elettore moderato con chi si fa propaganda con simboli e slogan come ‘boia chi molla’ o, come ho visto sui social, sventolando la bandiera dello scetticismo e del negazionismo sul Covid?”.
L’unica cosa che Zingaretti a Viareggio non può fare è l’appello all’unità, perché al gazebo del Pd ci sono, piuttosto arrabbiati, anche i militanti che a gennaio avevano deciso democraticamente di sostenere Sandro Bonaceto, e che si sono visti commissariare dopo che il partito toscano ha imposto l’ex indipendente Del Ghingaro. Per fortuna dopo la perla della Versilia si viaggia verso Pisa e Livorno. E lì, sempre accompagnato dal candidato Giani, il segretario solletica l’orgoglio dei residenti e dà un altro colpo alla destra: “Io non sono toscano, ma forse non ci si rende conto quanto questa regione sia un modello nel pianeta per come ha pensato il proprio sviluppo. Credo che Giani sia il candidato migliore per garantire alla Toscana altri cinque anni di buongoverno. Questa regione deve intercettare tutte le opportunità offerte da quella Europa che la destra nazionalista voleva abbattere”.
Sia a Pisa che a Livorno Zingaretti può anche iniziare a battere sul tasto del voto utile: “La mobilità dell’elettorato – scandisce – è valore aggiunto, ricchezza della democrazia, e si può rimanere delle proprie opinioni. Ma è chiaro che l’unica candidatura che può fermare la destra e i neofascisti è quella di Eugenio Giani”. Un messaggio diretto sia ai 5 Stelle di Irene Galletti che alla Toscana a Sinistra di Tommaso Fattori, i quali peraltro hanno declinato da tempo, perché da consiglieri regionali uscenti conoscono bene quanto il Pd e l’Iv di Matteo Renzi siano impermeabili a istanze diverse dalle proprie.
Allora meglio tornare all’attacco della Lega, ché di argomenti ce ne sono a iosa: “Salvini è garantista con i suoi e giustizialista con gli avversari: noi no, non siamo come loro. Non utilizziamo le armi giudiziarie in politica, detto questo di fronte a milioni di carte che stanno uscendo, certo è che qualche dirigente leghista qualcosa dovrebbe dire”. Infine, guardando al Parlamento europeo sulla risoluzione che ha chiesto sanzioni contro il bielorusso Lukashenko, Zingaretti fa un altra facile rete: “A Bruxelles la Lega si è astenuta sulla condanna a un dittatore. Che schifo”.