Presidio a oltranza fino alla mezzanotte di questa sera a Biandrate (Novara), davanti ai cancelli del Centro logistico della Lidl, dove venerdì mattina è morto Adil Belakhdim, sindacalista Si Cobas di 37 anni. È stato ucciso dall’autista di un tir che ha accelerato nonostante il picchetto dei lavoratori in sciopero per varie rivendicazioni che riguardano, a livello nazionale il settore della logistica: un comparto che è il far west dei diritti. Ad averlo travolto con il suo mezzo pesante, ed essere poi fuggito, è stato Alessio Spaziano, 26 anni, originario di Dragoni, nel Casertano. L’uomo, che lavorava per un fornitore esterno della Lidl, è in carcere a Novara con l’accusa di omicidio stradale, omissione di soccorso e resistenza a pubblico ufficiale, perché non avrebbe rispettato l’alt di due agenti in borghese della Digos. «Non ho visto nessuno vicino al mio camion», è stata la prima difesa.
Spaziano vive a Baia e Latina (Caserta) con la moglie e due figli piccoli. Subito dopo il fatto, avrebbe telefonato al suo padrino di cresima, un sovrintendente della polizia, raccontandogli ciò che aveva fatto «è successo un casino» e il poliziotto gli avrebbe detto di «tornare indietro, perché altrimenti passerai guai peggiori». E, così, si è poi costituito ai carabinieri. Lunedì mattina comparirà davanti al gip per l’udienza di convalida del fermo.
Adil Belakhdim, che lascia una compagna e due bambini, credeva nella lotta contro le ingiustizie e dal 2013 era impegnato attivamente nel sindacato di base, soprattutto sognava – raccontano i suoi compagni – un mondo dove i lavoratori hanno diritti senza rischiare la vita. La sindaca Luisa Salvatori, prima cittadina del comune dove il sindacalista di origini marocchine risiedeva, Vizzolo Predabissi, ha ricordato il suo impegno e la sua tenacia e si è rivolta alla moglie Lucia: «Adil era l’unico della famiglia che lavorava. Per cui, sicuramente Lucia si troverà in difficoltà. Ma non sarà sola. Ciao Lucia. Adil sarà nei nostri cuori».
Compagni, colleghi, amici di Adil sono in presidio permanente davanti ai magazzini Lidl a 15 chilometri da Novara. Scandiscono il suo nome affinché questa tragedia non cada nel vuoto. Ci sono sindacati di base ma anche i confederali, che hanno proclamato due giorni di sciopero. «Adil era un lavoratore, un uomo e un sindacalista che davanti ai cancelli difendeva i diritti. La nostra solidarietà è senza se e senza ma. Morire in questo modo è inaccettabile», sottolinea Attilio Fasulo, segretario generale della Cgil Novara e Verbano-Cusio-Ossola. E inquadra la situazione del sito di Biandrate: «I lavoratori – spiega Fasulo – sono tutti dipendenti diretti dell’azienda, non ci sono subappalti come altrove. Detto questo, permangono diversi temi irrisolti al tavolo con l’azienda, la Lidl. Sono quelli relativi ai ritmi, ai carichi di lavoro e ai livelli di retribuzione. I lavoratori sono in totale 300, di cui 170 operai che per il 70% sono migranti, soprattutto provenienti dal Nord Africa. Sono assegnati a mansioni pesanti e gravose nei reparti ortofrutta, dove movimentano ogni ora dai 180 ai 200 colli, che pesano dai 3 ai 23 chili. Sono questioni che abbiamo posto all’azienda, alcune sono state accolte, ad altre tarda a rispondere, creando un clima di esasperazione. Una situazione che ha esacerbato gli animi sperando magari di dividere il sindacato, ma il sindacato si è ricompattato ed è determinato ad arrivare in fondo alla vertenza. Da lunedì, decideremo cosa fare insieme ai lavoratori».