Al titolo originale The Wife, la versione italiana del film di Björn Runge aggiunge una chiosa: vivere nell’ombra. Particolare che allude alla condizione di marginalità del ruolo di moglie devota: compagna fedele, madre premurosa, disposta a sostenere la famiglia in ogni circostanza, ma anche a rimanere un passo indietro e a sobbarcarsi il peso di fatiche quotidiane mentre l’uomo raccoglie il frutto dei sacrifici altrui.

Se questa, fuor di cliché, è una verità fin troppo diffusa, vale in maniera esemplare per la coppia di protagonisti del film: Joe e Joan Castleman (Jonathan Pryce e Glenn Close), uniti da un patto di ferro che si incrina solo alla vigilia di un importante traguardo. Joe sta per ricevere il Nobel per la letteratura a coronamento di una carriera di successo; Joan partecipa con discrezione.

E in questo gioco delle parti ciascuno recita un copione. Lui, sempre al centro dell’attenzione, celebrato e riverito. Più introversa per indole lei, che fa da stampella sfoggiando un sorriso amorevole e amaro in cui si cela un segreto di cui nessuno, neppure i figli, è al corrente.

Durante il viaggio a Stoccolma, il giornalista Nathaniel Bone (Christian Slater), che ha intuito qualcosa, prova a far breccia nel mistero di famiglia scavando nel passato della coppia, nel rapporto tra una studentessa di letteratura piena di talento e il suo professore. Ma non è in questo piccolo giallo il centro del film, quanto, piuttosto, nell’osservazione delle dinamiche di coppia, nelle logiche del compromesso, e – in particolare – è l’occasione per denunciare la condizione di svantaggio femminile, quando le sfide si giocano su un terreno in cui sono gli uomini a dettare le regole.

Per Runge il contenuto urge più della forma. Il rigore di Andrew Haigh nel descrivere il punto di rottura di una relazione matura in 45 anni, fa spazio a un linguaggio più conciliante e fedele alla descrizione letteraria, sul modello del romanzo di Meg Wolitzer da cui è tratto il film. Restano però validi interrogativi su cui riflettere. E una pagina bianca di buon auspicio per provare a immaginare un nuovo inizio