Il celebre videogioco Fortnite abbandonerà definitivamente la Cina il prossimo 15 novembre. La decisione è stata comunicata sul sito internet ufficiale senza fornire spiegazioni, ringraziando gli utenti per aver partecipato fin qui e bloccando la possibilità di nuove iscrizioni. Dopo 3 anni dall’approdo nel Paese asiatico, la scelta di terminare le attività è verosimilmente legata alle limitazioni sempre più stringenti che il governo ha messo in campo nell’utilizzo dei videogiochi. Lo scorso agosto sono state approvate una serie di regole tese a scongiurare la dipendenza da videogame tra i teenager, definita un «problema sociale» dal presidente Xi Jinping. Risultato: sotto i 18 anni si può giocare solamente dalle 20 alle 21 di venerdì, sabato domenica e durante i giorni festivi. Ciò ha comportato la necessità di far registrare ogni giocatore con il proprio nome reale, in modo da poterne verificare l’età.

MOLTI DEI TITOLI occidentali inoltre subiscono spesso pesanti censure nei contenuti prima di poter essere rilasciati in Cina. Non sorprende quindi la decisione della casa di sviluppo americana Epic Games di abbandonare il campo, potendo comunque contare su 80 milioni di utenti attivi ogni mese.
L’abbandono del Paese asiatico da parte dei colossi tecnologici non riguarda solamente il mondo dei videogames ma anche quello dei servizi e delle piattaforme. È di ieri la notizia del congedo di Yahoo, del mese scorso quella del social network LinkedIn appartenente a Microsoft, che aveva dichiarato: «L’ambiente operativo è significativamente più impegnativo e maggiori i requisiti di conformità richiesti». La piattaforma era stata criticata in passato per aver censurato in Cina diversi post di giornalisti e attivisti, aveva risposto di essere obbligata ad attenersi alle leggi locali. Una questione spinosa che non si presenterà più.