In uno stabilimento di Anagni, in provincia di Frosinone, giacciono 29 milioni di dosi del vaccino AstraZeneca. Cioè, una volta e mezza quelle consegnate finora all’intera Unione Europea. Secondo le informazioni raccolte dal quotidiano La Stampa presso la Commissione europea, le dosi di Anagni erano destinate all’esportazione nel Regno Unito. Se così fosse, si tratterebbe di un insulto all’Europa, che dall’azienda anglo-svedese finora ha ricevuto meno della metà delle dosi pattuite.

La presenza di 29.294.700 dosi del vaccino in un impianto chimico del basso Lazio è confermata da Palazzo Chigi, che avrebbe ordinato un’ispezione dei Nas nello stabilimento. La fabbrica di Anagni è quella della Catalent, una multinazionale specializzata nelle forniture di prodotti finiti alle major del mercato farmaceutico. Ad Anagni, dove lavorano 700 dipendenti, arriva il prodotto finito pronto per essere inserito nelle fiale. Nello stesso stabilimento saranno confezionate anche le dosi del vaccino prodotto dalla Johnson&Johnson, l’ultimo ad essere stato autorizzato dall’Unione europea.

Il governo italiano smentisce che le dosi fossero dirette a Londra. A consigliare a Draghi di inviare a Anagni un reparto dei Nas sarebbe stata Ursula von der Leyen in persona lo scorso sabato, dopo aver riscontrato anomalie nei conteggi sulle forniture di vaccini. L’ipotesi di una spedizione extra-Ue è stata smentita dall’ispezione. «I lotti ispezionati sono risultati con destinazione Belgio» recita la nota di Palazzo Chigi. In Belgio si trova la piattaforma logistica usata da AstraZeneca per le forniture europee. Per quelle extra-Ue, l’azienda si serve in Olanda. Intervenendo alla Camera, Draghi è poi tornato sul fatto spiegando che i Nas «hanno identificato dei lotti in eccesso che a quel punto sono stati bloccati. Due oggi sono stati spediti in Belgio» alla casa madre AstraZeneca. Né Il premier né il ministero della salute, a cui fanno capo i Nas, hanno chiarito in che senso quei lotti fossero «in eccesso». Ma le parole di Draghi hanno ridimensionato il mistero, riducendo le dosi di dubbia destinazione da «29 milioni» a «pochi lotti».

Se davvero il carico fosse stato destinato al Regno Unito, secondo le regole in vigore nell’Unione europea la Catalent avrebbe dovuto informare le autorità italiane, che a quel punto avrebbero potuto porre il veto all’esportazione. Proprio in virtù di questa norma, un lotto di 250 mila vaccini in uscita dallo stesso stabilimento e diretto in Australia era stato bloccato all’inizio di marzo dal governo.

Da parte sua, con molte ore di ritardo, anche AstraZeneca ha dato la sua versione dei fatti, in sostanziale accordo con la ricostruzione di Draghi ma con qualche dettaglio in più. Dei 29 milioni di dosi stoccati ad Anagni, «13 milioni sono in attesa dell’esito dei controlli di qualità per essere inviati al programma Covax (gestito dall’Oms, ndr) come parte del nostro impegno a fornire milioni di dosi ai paesi a basso reddito, il vaccino è stato prodotto al di fuori dell’Ue e portato all’impianto di Anagni per essere inserito nelle fiale». «Altri 16 milioni di dosi – ha aggiunto l’azienda – attendono il controllo di qualità per essere consegnati all’Europa. Quasi 10 milioni saranno inviati ai paesi dell’Ue nell’ultima settimana di marzo. Il resto verrà spedito in aprile, man mano che i controlli di qualità saranno espletati».

Il controllo di qualità, ultimo dei passaggi prima della consegna dei lotti, viene compiuto a Bruxelles. Per questo, come ha confermato anche Draghi, le destinazioni dei lotti esaminati recavano l’indicazione del Belgio. Dunque, non si sarebbe trattato di stock di cui bloccare l’esportazione, come aveva minacciato l’Unione ma di vaccini destinati ai paesi poveri o al mercato europeo. Desta qualche dubbio il fatto che, in una fase in cui tutto il mondo è alla ricerca di vaccini, così tante dosi rimangano stoccate in un impianto e che siano i Nas a rivelarne l’esistenza. L’azienda ribatte che non c’è nulla da nascondere. «È scorretto descriverlo come un accaparramento di vaccini. Il processo di produzione è molto complesso e richiede tempo. In particolare, i vaccini devono aspettare l’esito positivo dei controlli di qualità prima che l’infialamento sia completato».