Sono arrivati separati, Davide Casaleggio e Beppe Grillo, attesi a Roma per partecipare alla riunione congiunta dei gruppi parlamentari del Movimento 5 Stelle. Mentre il primo entra al Senato, il secondo scende dal treno e blandisce come al solito giornalisti e troupe televisive. L’incontro con deputati e senatori si ripete ciclicamente ormai da mesi. Cioè da quando Grillo è stato costretto a tornare in prima linea e da quando Davide ha dovuto raccogliere l’eredità del padre per mantenere la barra dritta nelle acque agitate della Camera al Senato.

Questa volta, però, il consesso ha un sapore particolare. Per la sconfitta di Renzi al referendum costituzionale e per le divisioni tra i big. E poi c’è la preoccupante condizione della compagine amministrativa romana, cui sono inevitabilmente connesse le credenziali di governo del M5S. Nei confronti di Raggi si respira fastidio malcelato: sono sempre di più i parlamentari che rifiutano di offrire copertura politica alla sindaca, considerata troppo accentratrice e poco trasparente.

Sulla strada verso il vertice, interrogato sulle dimissioni di Paola Muraro, Grillo appare gelido: «Sono problemi che riguardano il Comune di Roma». L’intervento del garante e co-fondatore è quanto mai necessario. Coadiuvato dal figlio di Gianroberto, che tiene le fila dell’infrastruttura informatica e che presiede una sorta di riunione preparatoria, nel tardo pomeriggio, con due punti all’ordine del giorno: sviluppo del programma e struttura del movimento. Proprio dalla piattaforma Rousseau, le cui chiavi sono in mano a Casaleggio Junior, si sprigiona la prima votazione online sul programma di governo a 5 Stelle. Gli iscritti devono rispondere a questa domanda: «Sei d’accordo con lo sviluppo di politiche che scoraggiano l’uso della benzina e del gasolio a favore della mobilità elettrica?».

La confusione è confermata già in mattinata dall’atteggiamento da tenere in occasione del voto di fiducia in Senato al governo Gentiloni. Bisogna uscire dall’aula? Manifestare davanti a Montecitorio, con la possibilità di incontrare i drappelli di «forconi» che mettono in scena un grottesco arresto all’ex parlamentare berlusconiano Osvaldo Napoli? Alla fine si opta per la soluzione più soft: ascoltare soltanto la dichiarazione di voto della senatrice Michela Montevecchi e poi uscire dall’aula. «Le istituzioni sono di tutti e venti milioni di cittadini hanno espresso chiaramente la loro volontà: tornare a decidere il prima possibile chi deve governare», dice la portavoce a Palazzo Madama mentre dagli scranni del gruppo dei 5 Stelle espongono la scritta: «20 milioni di no». «Renzi aveva detto che dalla riforma dipendevano le sorti politiche del governo – prosegue Montevecchi – ma sono rimasti gli stessi ministri».

Non si fa che parlare di piazze da invadere e palazzi da disertare. Ma quando si arriva al punto delicato della grande manifestazione prevista entro il 24 gennaio si i scopre che difficilmente avrà luogo un evento di massa. In riunione, in serata, si parla piuttosto di tante iniziative decentrate, sul modello del tour per il No messo in scena quest’estate da Alessandro Di Battista e poi replicato a ridosso del voto a bordo dei treni regionali da diversi portavoce e parlamentari. «I flash mob si svolgeranno in diverse città d’Italia tra venerdì e domenica, partendo da Siena» spiega il deputato Carlo Sibilia.

Per domani è previsto un appuntamento fissato a Siena, dove la piazza tematica sarà dedicata al sistema bancario e alla crisi del Monte dei Paschi. Tre giorni dopo sarà la volta della Valle di Susa, serbatoio di voti al M5S. «Consideriamo esautorato il Parlamento e illegittimo il governo fotocopia di Gentiloni» dice Grillo ai suoi. «Dobbiamo stare in posti come l’Ilva o nei luoghi del terremoto», dice ad esempio il presidente della Vigilanza Rai Roberto Fico, che in questa fase ha interesse a mostrarsi più «movimentista» del rivale e compassato Di Maio. Eppure, non c’è nessun evento a Roma. Anche questo è un sintomo di freddezza verso Virginia Raggi.