Non c’è stata partita. Non c’è mai stata partita. Italia-Galles si è di fatto chiusa in venti minuti, tanti ne sono voluti perché i dragoni segnassero tre mete e prendessero il largo. Un piazzato di Dan Biggar dopo 3’, le mete di Josh Adams al 7’ con un’azione al largo e di Tobe Faletau al 13’, infine la meta di Ken Owens al 20’. Con la trasformazione di Biggar i gallesi si issavano su un più che confortante 22 a 0. Ecco, la meta di Owens, messa a segno con una maul avanzante che non trovava alcuna resistenza nella difesa azzurra, era il suggello a un dominio e a una superiorità tecnica e atletica che in questo primo quarto di partita non poteva essere più netto di così. L’Italia non aveva nulla da opporre se non un gioco falloso: fin lì quattro punizioni fischiate contro e un cartellino giallo per il capitano Bigi che aggravavano oltremodo la situazione. Nessuna certezza, nessuna fase di gioco a cui aggrapparsi, nulla. Qualche spunto individuale (Monty Ioane), qualche guizzo (Mattia Bellini) e poco altro: per cinquanta minuti gli azzurri non sono mai entrati nei 22 metri avversari e quasi mai hanno varcato la linea di metà campo.Al 29’, con la quarta meta di Ken Owens – la seconda per lui e ancora una volta a seguito di una maul avanzante – il Galles incamerava il punto di bonus e poteva archiviare il match. Girandola di sostituzioni e allentamento della pressione.

LA RIPRESA RIPRENDEVA là dove era si era concluso il primo tempo. Al 42’ arrivava la quinta meta di George North, che sfruttava il lavoro di Gerald Davies e si infilava tra le maglie larghe della difesa azzurra. La meta di Monty Ioane, che permetteva agli azzurri di non chiudere il match a zero punti, era frutto di una bella iniziativa del nostro “equiparato”. Poi, con gli azzurri in 14 per un secondo cartellino giallo (Riccioni) arrivavano altre due mete dei dragoni Sheedy al 59’ e Rees Zammit al 63’. Punteggio finale: 48-7. Chi aveva scommesso su un distacco di almeno trenta punti ha incassato con agio la sua posta. A Twickenham l’Inghilterra si aggiudica la sfida con la Francia con un punteggio di misura: 23-20. Le Crunch non ha deluso le attese. Il primo tempo del match ha regalato il miglior rugby oggi disponibile su piazza. Ognuna delle due squadre ha giocato secondo le proprie attitudini e caratteristiche. Solido il XV della Rosa nonostante la meta incassata dopo appena un minuto dal funambolico Dupont, spumeggiante e aggraziata la Francia che pure ha dovuto soffrire la pressione inglese. Anthony Watson, splendido atleta, ha pareggiato i conti, poi due piazzati di Owen Farrell hanno permesso ai padroni di casa di allungare: 13-7.

MA QUELLA CHE SEMBRAVA una presa di possesso del match non aveva fatto i conti con l’estro del XV de France che Fabien Galthié ha riportato ai fasti del miglior rugby champagne. L’ovale viaggiava a velocità inaudita e passava di mano con tale destrezza da non rendere sempre visibile l’intuizione sagace e la ricerca del bello coniugato all’efficacia. Poesia e creatività. La meta di Penaud al 31’ era un capolavoro ben orchestrato dal mediano di apertura Matthieu Jalibert. La Francia andava al riposo avanti per 17-13.

Il secondo tempo è stato meno fiammeggiante. La stanchezza ha cominciato ad affiorare e un piazzato per parte manteneva immutato il vantaggio dei coqs. Più errori, più falli. Ma è noto quanto coriacei siano gli inglesi: non mollano mai. Gli ultimi dieci minuti vedevano le maglie bianche lanciare una serie di attacchi furiosi e a quattro minuti dal fischio finale era Mario Itoje a sfondare oltre la line a di meta. Farrell trasformava e l’Inghilterra si trovava avanti per 23-20. La Francia non ne aveva più. Il punto di bonus la porta a quota 10 in classifica ma il sogno del Grande Slam è sfumato. Ha ancora un match da recuperare con la Scozia ma sabato prossimo c’è la sfida in casa con il Galles da vincere a ogni costo per restare in corsa.