Gran Zot! Un fulmine ha colpito il Twickenham e ha incenerito gli inglesi. Sugli spalti le telecamere inquadrano impietose i volti smarriti dei tifosi della rosa dei Lancaster, la cui espressione suggerisce una sola domanda: “E adesso, che succede?”. Che cosa accadrà domani, non si sa. Oggi, però, il Galles ha battuto l’Inghilterra, 28 a 25, e nulla di peggio poteva accadere.

In tribuna d’onore i due prince simulano una paritaria suddivisione di oneri e onori, ma a ranghi invertiti. William, l’erede al trono, il Duca di Cambridge, si è presentato indossando la maglia del Galles. Henry lo scapestrato, meglio noto come Harry of Wales, indossa invece quella bianca del XV della Rosa. Uno esibisce sorrisi, l’altro mastica amaro. Ipocrisie da Windsor: nessun suddito della Corona si deve sentire escluso, nemmeno nelle sfide rugbistiche, e poco importa se William ha davvero nel cuore quella squadra di proletari assatanati che una sola cosa desidera nella vita: battere gli inglesi, umiliarli, fargli mordere la polvere.

E dunque ieri al Twickenham, la “fortezza” del rugby inglese, là dove, nel corridoio che porta agli spogliatoi, campeggia la scritta “Qui nessuno è benvenuto” (più che un ammonimento, una minacciosa promessa), insomma al Twickenham sono andati in scena un altro sabba gallese, la gustosa vendetta, l’ultimo definitivo affronto del suddito povero e sfigato contro i padroni di sempre. E si ricorderanno altre storiche imprese, le arringhe incendiarie di Phil Bennett, il grandissimo mediano di apertura degli anni Settanta che prima di un match con gli inglesi infiammò i compagni di squadra: “Guardate cosa hanno fatto al Galles, questi bastardi”. E poi tutto il resto, la storia è infinita, e che la birra scorra a fiumi. Giorno di gloria.

Eppure l’Inghilterra aveva la vittoria in mano. Dominatrice nelle mischie, più ordinata, decisa, consapevole.

Una bella meta di Johnny May nel primo tempo, un vantaggio salito a dieci punti, la quasi certezza di avere archiviato la partita. E’ casa nostra, qui, comandiamo noi. E il Galles, che già si era presentato a questa coppa del mondo decimato dagli infortuni – Rhys Webb, Leigh Halfpenny, Jonathan Davies, tutti titolari, tutti importanti – dopo sessanta minuti di gioco non solo era sotto ma aveva perso anche Liam Williams, Alan Amos e Scott Williams. Uno dopo l’altro, i pezzi pregiati dovevano uscire dl campo. Ma il Galles teneva il punto. Di più: risaliva.

L’apertura gallese, Dan Biggar, non sbagliava un calcio che fosse uno. Alun Wyn Jones portava avanti palloni. Avanzamento per linee frontali, collisioni mostruose, inglesi sull’orlo di una crisi di nervi. Sam Warburton, il capitano, metteva su una grinta da paura. Panico tra i bianchi. Stuart Lancaster sbagliava le sostituzioni, togliendo un combattente come Burgess per mettere un indeciso George Ford. Niente andava più bene per gli inglesi: niente più certezze, niente più ordine, niente più disciplina. Meta di Gareth Davies dopo un velenoso calcetto di Lloyd Williams nella terra di nessuno che trovava il mediano di mischia lesto a ghermire l’ovale. Biggar trasformava ed era parità: 25-25. Fallo inglese a metà campo: Biggar centrava i pali da 50 metri: 28-25.

Ultimi tre minuti nei 22 metri gallesi. Arrivava anche il calcio del possibile pareggio inglese ma il capitano Robshaw, lo sventurato, optava per una rimessa: proviamo a vincere e chiudiamola qui. Touche persa, palla in mano gallese, addio Inghilterra. Gran Zot. E adesso? Adesso il Galles ha 9 punti, l’Inghilterra 6. L’Australia, che oggi gioca con l’Uruguay, dovrebbe raggiungere in testa i gallesi, poi sfiderà entrambi negli incontri diretti. Ai quarti ne passeranno solo due. L’incubo di un’uscita di scena inglese nel primo turno comincia a materializzarsi. Sarebbe una catastrofe.

Nel pomeriggio l’Italia ha battuto il Canada per 23-18. Due mete per parte: Rizzo e Garcia, Evans e Van der Merwe. E’ stato un successo stentato e faticoso. Gli azzurri si sono più volte trovati in svantaggio e non hanno mai dato l’impressione di poter prendere in mano le sorti del match. Il Canada è stato superiore nei punti di incontro e nel gioco in campo aperto: i suoi trequarti, Hearns, Evans, Van der Merwe e Mackenzie, hanno fatto il bello e cattivo tempo tra le linee difensive avversarie. Mai vista la squadra azzurra sbagliare un tale numero di placcaggi: sembrava che i canadesi si fossero cosparsi di olio per come sgusciavano via con irridente facilità. Con altri, più titolati avversari, sarebbe stato un massacro e il match di domenica prossima contro l’Irlanda si annuncia non solo proibitivo ma persino preoccupante.