Tra un bicchiere di sidro e un formaggio tipico del Quebec i leader del G7 che oggi si riuniscono a Charlevoix, in Canada, potrebbero anche loro aver desiderio di una «fumatina ricreativa». Il Canada li accoglie infatti con due annunci strepitosi: il Canada sarà il primo paese del G7 a liberalizzare l’uso a scopo ricreativo di marijuana, il secondo del mondo dopo l’Uruguay, e probabilmente, senza nessuna correlazione, anche uno dei Paesi a cadere sotto la mannaia dei dazi di Trump.

I dazi Usa dovrebbero colpire sempre acciaio e alluminio, un’ossessione per Trump che ha preso di mira questi freddi profilati metallici anche in Europa. Ma le contromisure potrebbero invece riguardare cose più libidinose e allegre come il succo d’arancia, la salsa di soia e le barche gonfiabili. Mica roba da poco se il Washington Post calcola che tramite queste merci importate dalla vicina America l’economia a stelle e strisce perderebbe una cifra di export pari a circa 13 miliardi di dollari.

Senza contare l’effetto tenaglia che rischia di aggravare la bilancia commerciale: l’esodo di giovani statunitensi oltre confine come un tempo per sfuggire alla leva obbligatoria e alla guerra in Vietnam, oraper testare un paese «cannabis free».

Il voto del Senato che proprio alla vigilia del vertice del G7 ha abolito le proibizioni di vendita di marijuana a scopo ludico non è privo, a ben vedere, di effetti economici. La nuova normativa – la marijuana medica era già legale – nelle stime della Canadian Imperial Bank of Commerce potrebbe attivare un mercato legale da 6,5 miliardi di dollari canadesi solo per quanto riguarda i consumatori locali (pari a 5 miliardi di dollari Us) entro il 2020, mentre i progetti più a lungo termine prevedono addirittura un giro d’affari da 9,2 miliardi di dollari canadesi (7 miliardi di dollari Us) nel 2025. Secondo alcuni centri di ricerca economica la spesa per l’acquisto di cannabis legale potrebbe aumentare del 58%. I consumatori regolari di marijuana inoltre potrebbero aumentare i loro acquisti fino al 22%. E quindi in termini di tasse, secondo i calcoli del ministro delle Finanze canadese Bill Morneau in vista della legge di bilancio prossima, entrando il provvedimento in vigore da agosto, ed essendo tassata la marijuana un dollaro al grammo, ci sarebbe un aumento delle entrate fiscali del 10% .

Il primo ministro canadese Justin Trudeau ha spiegato che in ogni caso la nuova legge scoraggerà l’uso della droga da parte dei giovani. Le pene per chi farà fumare «erba legale» ai minorenni sono infatti state aumentate fino a 14 anni di pena prevista. Pesantemente sanzionato sarà anche il commercio fuori dai circuiti autorizzati ( ogni «spacciatore legale» potrà vendere al massimo 30 grammi). I proprietari terrieri della Nuova Scozia o singoli consigli comunali hanno già proibito la fruizione in pubblico dell’erba legale.

Tanto che Longley Blair, segretario del partito canadese per la marijuana libera fondato nel 2004 come costola dei liberali , è stato accusato di aver ottenuto una legge che favorirà soltanto i grandi produttori e l’uso casalingo della sostanza psicotropa. In realtà per quanto riguarda l’autoproduzione ogni famiglia canadese avrà diritto a coltivare un massimo di quattro piante di «maria».

Per stime più approfondite sull’impatto per le grandi case di produzione toccherà aspettare domenica quando si riunirà il World Cannabis Congress: 450 leader del settore faranno il punto su come impostare un mercato del tutto nuovo, l’alba di una nuova.