Jannacci (Paolo) getta il cuore oltre l’ostacolo e si propone in veste cantautore, con tutti i rischi connessi a un cognome così importante – e debutta nel puro pop con la sua voce in Canterò, da oggi nei negozi su etichetta Ala Bianca. Dieci brani, sette inediti e tre cover molto sentite: Comè difficile di Luigi Tenco e E allora…concerto e Fotoricordo… il mare del padre Enzo. «In realtà – spiega – non c’è stata nessuna spinta radicale. È stata una necessità personale prima di riappropriarmi di alcuni pezzi del papà che non ho avuto più la fortuna di sentire dal vivo. Lo accompagnavo, li preparavamo e ci confrontavamo. Poi è mancato e ho avuto la necessità di riascoltarmi, e allora mi sono posto io a cantare determinate cose. Da quel momento in poi ho cominciato a notare che la mia voce non era così brutta come quella di cinque anni prima, così ho proseguito a cantare determinati suoi brani ma anche pezzi di artisti legati alla nostra famiglia come Paolo Conte, o come il brano di Tenco che poi ho inciso. Papà lo eseguiva da solo durante i suoi spettacoli, era un momento in cui noi musicisti uscivamo e andavamo in quinta da dove vedevo con quanto trasporto lo suonava. Dopo di che il passo è stato breve e ho cominciato a creare qualche cosa di mio ma con grande tranquillità».

MOLTI OSPITIi, JAX nella deliziosa Vintage, Claudio Bisio in Mi piace e i Two Fingers che mettono il loro marchio nell’arrangiamento e nel rap di L’unica cosa che so fare. La title track porta la firma di Michele Serra: «L’ho chiamato perché avevo già abbozzato un testo che mi sembrava andasse in una direzione importante. Ci siamo conosciuti da Fazio e così ho preso la palla al balzo. Dopo pochi giorni mi è arrivato il testo e già la prima frase per me valeva tutto il disco: ‘canterò, futuro indicativo’. Mi son detto: Michele hai vinto tu…». Canzoni pop ma il background jazz si sente, eccome…: «È un disco che ho fatto in prima persona, tutto da solo nel mio studio e quindi era inevitabile che io ci mettessi questa cifra stilistica che prevede un certo tipo di interesse. Possono piacere o no, perché si puo raggiungere un certo risultato magari più intenso senza tanti sofismi senza tante pennellate in più. Magari in futuro mi affiderò a un produttore esterno, ma era importante che il debutto fosse esattamente così».

NEL PASSATO di Paolo Jannacci anche un incontro con Chico Buarque: «Ero a un premio Tenco con mio papà, a Chico piacque molto come mio padre interpretava i suoi pezzi con la traduzione di Bardotti. Eseguimmo O que serà e fu memorabile perché Enzo la faceva con un’intensità paurosa, rallentata a 60 bit ma in realtà andrebbe fatta almeno a 100. Quando arriva il momento di Chico fa un segno al batterista di salire di ritmo…. Sono piccole esperienze musicali ma fondamentali per la formazione di un arrangiatore e musicista».Dal vivo, Jannacci e i suoi musicisti torneranno ad esibirsi a partire dal 4 novembre, in occasione di un concerto della rassegna JazzMi a Milano, per poi spostarsi a Torino, Roma e in provincia di Udine.