Il sociologo e scrittore statunitense Alvin Toffler, che si conquistò una posizione da «guru della futurologia» con il suo saggio Future Shock del 1970, è morto nel sonno nella sua casa di Bel-Air, nel distretto di Los Angeles, all’età di 87 anni. Toffler aveva conquistato grande fama per aver predetto l’ascesa di internet, la possibilità della clonazione, il declino della guerra nucleare, e l’affacciarsi di un diverso «scontro di civiltà». Aveva anche descritto lo smarrimento sociale dovuto ai rapidi cambiamenti che si andavano producendo negli anni Sessanta. Nonostante le sue «profezie» sulle istituzioni che non sarebbero state al passo con i tempi e anche le risorse psichiche degli individui, fu tra i primi autori ad avvertire che la conoscenza, non la forza-lavoro né il possesso delle materie prime, sarebbe diventata la più importante risorsa economica in tutte le società avanzate.

Alvin Toffler nato a New York nel 1928, crebbe a Brooklyn, da genitori immigrati dalla Polonia. Suo padre era un pellicciaio. Studi universitari, poi giornalista agli inizi della carriera per la rivista Fortune, Toffler è stato consulente di Ibm, At&T e Xerox, finché nel 1970 pubblicò la sua opera più famosa, Future Shock (tradotta in italiano da Rizzoli nel 1971 con il titolo Lo shock del futuro), che presto si trasformò in un bestseller planetario, da quindici milioni di copie. Nel libro – che aveva avuto una lunga gestazione negli anni ’60 – il binomio di parole «futuro shock» fu usato per la prima volta in un articolo del 1965 – Toffler teorizzava lo stato psicologico dell’individuo e della società moderna derivante dalla percezione di «troppi cambiamenti in un breve periodo di tempo». E quel Future Shock divenne nel 1972 anche un film documentario, diretto da Alex Grasshoff, con la voce di Orson Welles (è accessibile su Youtube).

Toffler ha continuato a indagare l’influenza dei nuovi mezzi di comunicazione di massa e il loro impatto sulla compagine sociale e sul mondo della cultura, scrivendo anche insieme alla moglie Heidi, che divenne sua stretta collaboratrice. Tra i suoi studi più significativi The Third Wave (La terza ondata) del 1980, in cui disegnava – prima della diffusione del Web – la storia dei media scandendola in tre «ondate». La prima è quella dei mezzi di comunicazione chirografici (da chiros e grafos, mano e scrittura in greco). Sono fondamentalmente la scrittura e la stampa. La seconda è quella dei mezzi di comunicazione di massa (telegrafo, radio, telefono, cinema, televisione), mentre la terza prevede un uso più personale dei media e corrisponde all’avvento dei self-media: cellulare, internet, satellitare, realtà virtuale.