La carcassa della balena bianca da sette tonnellate spiaggiata sul litorale di Platamona, sulla costa settentrionale della Sardegna, sarà sepolta in un terreno della zona industriale di Sorso, un comune a pochi chilometri da Sassari. Non lo scheletro, però. Le ossa di Moby Dick, come è stata battezzata la balena bianca, saranno esposte in uno spazio dove potranno essere viste e ammirate. Un angolo Barnum nella remota isola dei Sardi. Le operazioni per lo spostamento dell’enorme cadavere dall’arenile potrebbero iniziare già la prossima settimana. Probabilmente mercoledì.

LA STORIA è balzata alla ribalta dei media nazionali dopo la notizia data in esclusiva dalla Nuova Sardegna qualche settimana fa. A dare un’accelerata decisiva a tutta la vicenda è stato l’altroieri il sindaco di Sorso, Giuseppe Morghen. «Le grandi mareggiate degli ultimi giorni hanno prodotto una netta separazione tra lo scheletro, che ormai è completamente spolpato, e gli altri resti», ha spiegato Morghen per giustificare il motivo per cui «ormai la conferenza dei servizi che si sarebbe dovuta tenere dopo l’Epifania è superata dagli eventi: non possiamo più aspettare». Dopo aver visionato le immagini scattate dai droni dello scheletro della balena fuoriuscito dai resti in decomposizione, il sindaco ha finalmente rotto gli indugi: «Abbiamo già fatto un appalto per individuare l’azienda di movimentazione per supportare gli esperti che si occuperanno del recupero della carcassa ed entro mercoledì sapremo chi ha vinto e potremo procedere». E se in un primo momento si era fatta strada l’ipotesi di rivolgersi a un team di super esperti dell’Università di Padova, la fretta ha imposto una retromarcia. «C’è la disponibilità del dipartimento di veterinaria dell’università di Sassari – ha spiegato il sindaco di Forza Italia – La struttura e i suoi tecnici hanno già un’esperienza sul campo, perciò stiamo ragionando insieme sul da farsi». «Attendiamo solo il definitivo via libera del geologo incaricato e la definizione dei sistemi che accelerino la decomposizione dei resti», ha precisato Morghen, nell’evidente tentativo di uscire bene da una storia che ha davvero aspetti sconcertanti.

PIÙ DI CINQUANTA GIORNI, diciotto enti coinvolti, la consulenza di esperti di varia estrazione, uno stanziamento straordinario di 35mila euro da parte della Regione Sardegna, che però al momento nessuno sa se e quando arriveranno. La carcassa del mammifero di 17 metri spiaggiata sul litorale del golfo dell’Asinara ai primi di novembre sembrava non potesse essere mai rimossa. Un caso all’italiana, è stata definita la storia di Moby Dick dai media. Sono stati infatti i soliti ed eterni lacci burocratici ad aver fatto sì che i poveri e ingombranti resti siano rimasti a marcire per tanto tempo sull’arenile tra il quinto e il sesto «pettine», come si chiamano gli accessi a mare del lunghissimo lido di Sorso: chilometri e chilometri di spiaggia dal passato glorioso e dal presente nebuloso. E dopo settimane di dibattito acceso quanto inconcludente, tra verifiche tecniche, reperimento di fondi, consultazioni d’ogni specie, a un certo punto il caso Moby Dick ha varcato il Tirreno e ha attirato l’attenzione delle televisioni e dei giornali di tutta Italia. A dicembre Morghen aveva provato a tirare le fila e ad accelerare i tempi. «Entro gennaio – aveva detto – pensiamo di chiudere le procedure necessarie a spostare la balena dalla spiaggia». Subito dopo l’Epifania era stata convocata una conferenza di servizi, la seconda a dire la verità, perché già una prima era finita in un nulla di fatto. «Per quella data – aveva detto Morghen a giornali e ad agenzie di stampa – avremo anche il responso del geologo e dell’archeologo che abbiamo incaricato di verificare l’idoneità di alcune aree individuate come possibile cimitero per i resti della balena».

E QUI AL SINDACO, ovviamente, era venuta l’idea, la solita idea: sfruttare tutto il chiasso mediatico e i resti del grande mammifero bianco per portare a Sorso un po’ di turisti in più. «L’Università di Padova – aveva raccontato Morghen ai giornalisti prima di decidere di affidare il recupero all’ateneo di Sassari – si occuperà di sezionare l’animale in maniera tale che le ossa possano essere recuperate. Vogliamo usare lo scheletro, come già avviene in diverse parti del mondo, per esporlo e farlo visitare. Anche perché nel Golfo dell’Asinara c’è un “Santuario dei cetacei”, spazio marino protetto, uguale a quello che esiste in Liguria, che fa un sacco di turisti. Una occasione che per noi può essere importante». E in effetti in tutte queste settimane se ne sono viste molte di persone in fila a guardare Moby Dick. Famiglie intere con macchine fotografiche e cineprese. Spenti i riflettori dei media, tornate a Roma e a Milano le troupe delle tv, mica sarà finita, dunque, per la povera balena bianca: sarà gettata in pasto ai vacanzieri.
E allora forse la cosa migliore per chiudere con questa sconcertante storia, è citare il vecchio Melville, che di balene, e di uomini, un po’ ne capiva. «Ci sono certe bizzarre circostanze in questa strana e caotica faccenda che chiamiamo vita, che un uomo prende l’intero universo per un’enorme burla in atto, sebbene non riesca a vederne troppo chiaramente l’arguzia, e sospetti anzichenò che la burla non sia alle spalle di altri che le sue. Egli ingolla tutti gli avvenimenti, non importa quanto indigeribili, come uno struzzo dallo stomaco robusto inghiotte pallottole e pietre focaie».