Marine Le Pen, se sarà eletta all’Eliseo, nominerà primo ministro Nicolas Dupont-Aignan, sovranista a capo del partitino Debout la France, fondato dieci anni fa dopo essere stato a lungo tra i neo-gollisti. E’ un terremoto. Prima di tutto perché per la prima volta il Fronte nazionale rompe l’isolamento: finora mai nessun partito aveva cercato di allearsi con l’estrema destra. L’alleanza arriva dopo le picconate nell’ormai praticamente inesistente muro del fronte repubblicano contro l’estrema destra, tra distinguo, “né né” e reticenze, a destra ma anche a sinistra della sinistra. Per Dupont-Augnan, “la diga artificiale” tra “patrioti e repubblicani” è ormai crollata, era una “frattura assurda”. Stessa posizione da parte dell’ex consigliere di Sarkozy, Henri Guaino: “Emmanuel Macron rappresenta cio’ che ho sempre combattuto in politica”. Le reazioni sono state molto violente. A destra, Alain Juppé è intervenuto con estrema forza, per invitare a votare Macron contro l’estrema destra. “Tradimento di Dupont-Aignan, attitudine ambigua di Mélenchon, piccole furbizie dei miei politici – ha scritto Juppé su Twitter – la Francia corre verso il disastro”. Per l’ex primo ministro, anche se Marine Le Pen non vince, “se sfonda la barra del 40-45% sarà un terremoto politico”, ma anche una minaccia di “disastro economico” per il paese. “L’Ue puo’ resistere al Brexit, ma non sopravviverà a un Frexit”, ha aggiunto Juppé. Dupont-Aignan, che si prende per uno statista, ha fatto valere ieri di aver modificato il programma di Marine Le Pen: sono state fatte concessioni sull’euro, ma resta invece la “preferenza nazionale” per le assunzioni. “Immensa vergogna” per il centrista François Bayrou, “come osa definirsi gollista?”. Per molti, a destra, la scelta di Dupont-Aignan è “tradimento”. Il tono di Dupont-Aignan è ormai quello dell’estrema destra: Macron, “un Hollande alla decime potenza, fabbricato dagli interessi finanziari, mediatici”. Macron, che era in visita in una impresa rurale nel dipartimento della Vienne, ha sottolineato che l’unione Fronte nazionale-Debout la France è in realtà solo una “combine”: per Marine Le Pen è un modo per sormontare “problemi di credibilità”, per Dupont-Aignan, che al primo turno ha ottenuto il 4,7% dei voti (sotto il 5%, non ha diritto al rimborso pubblico per i soldi spesi nella campagna) è una questione di “rimborsi” (accordo finanziario con il Fronte nazionale). Macron, la vigilia, si era anche rivolto a Jean-Luc Mélenchon, che ha rifiutato di dare indicazioni di voto in un lungo intervento sulla sua rete YouTube: il candidato di En Marche! ha rimproverato a quello della France Insoumise di aver dimenticato che il disaccordo puo’ essere discusso nell’ambito del quadro “repubblicano”. “E’ la nostra vera differenza con il Fronte nazionale e lui l’ha dimenticato – ha accusato Macron – ed è una colpa grave, pesante”. Macron ha accusato Mélenchon di aver “tradito i suoi, la maggior parte si sono battuti, hanno pagato per lottare contro gli estremismi”, per restare fedeli a “questa virtù morale che lui sta dimenticando”. Il Pcf non è lontano dal pensare la stessa cosa. In un comunicato, in risposta al tentativo di seduzione dell’elettorato insoumi da parte di Marine Le Pen, venerdi’, i comunisti, alleati di Mélenchon al primo turno, hanno lanciato un appello per “battere” il Fronte nazionale il 7 maggio: “non bisogna tergiversare, con una sola scheda a disposizione, per Emmanuel Macron, dicendo chiaramente che noi lo combatteremo con determinazione, a partire dall’8 maggio”. Macron ha risposto di aver ben capito che non c’è nessun “assegno in bianco” da parte del Pcf.

A Yerres, comune dell’Essonne dove Dupont-Aignan è sindaco, c’è stata una manifestazione di protesta spontanea degli abitanti contro l’accordo con il Fronte nazionale. Per Macron, il fatto che Marine Le Pen abbia annunciato il nome del primo ministro, a pochi giorni dal dibattito tv tra i due candidati del 3 maggio, aumenta la pressione per presentare la composizione del futuro governo.