Il Parlamento europeo sta finanziando, suo malgrado, il Fronte nazionale francese? Strasburgo ha aperto un’inchiesta sulla remunerazione di 29 “assistenti parlamentari” dei 23 deputati dell’estrema destra francese: si farebbero remunerare (fino a 10.500 euro al mese) dall’europarlamento, ma in realtà lavorerebbero esclusivamente in Francia per il Fn. “Questi assistenti probabilmente non lavorano per i deputati europei, se facciamo riferimento al loro profilo sul sito del Fn e all’organigramma del partito”, spiegano a Strasburgo per giustificare l’inchiesta in corso. Tra essi, ci sono tre “assistenti” di Jean-Marie Le Pen e cinque stretti collaboratori della leader Marine Le Pen, che già aveva dovuto giustificarsi nella scorsa legislatura, quando aveva preso come assistente – remunerato da Strasburgo – il suo compagno, Louis Aliot (oggi eurodeputato). Il regolamento dell’europarlamento proibisce di assumere “famigliari” (ma Marine Le Pen allora aveva giustificato la cosa con la scusa che non erano sposati ufficialmente). Gli articoli 33 e 43 dello statuto dei deputati europei precisano che sono finanziate solo “le spese corrispondenti all’assistenza necessaria e direttamente legata all’esercizio del mandato parlamentare” e che i salari versati dall’Europarlamento “non possono servire direttamente o indirettamente a finanziare contratti conclusi con gruppi politici del Parlamento o di partiti politici”.

Il Fronte nazionale grida al complotto e accusa il primo ministro, Manuel Valls, di esserne all’origine. Valls, domenica, ha denunciato con forza la minaccia dell’estrema destra: “ho paura che il mio paese si schianti contro il Fronte nazionale”. Tra due settimane, in Francia ci sono le elezioni dipartimentali (22 e 29 marzo). I sondaggi prevedono una fortissima astensione (più del 50%) e il Fronte nazionale primo partito. Valls, di fronte all’apatia del mondo intellettuale e politico, ha scelto l’offensiva, con l’obiettivo di “svegliare le coscienze”. Un’iniziativa che ha sollevato critiche, anche a sinistra (dove in molti giudicano responsabile della disaffezione dei cittadini verso la politica la svolta a destra della presidenza Hollande). Valls, che ha grandi ambizioni per il futuro, non vuole restare nella storia come il primo ministro che ha aperto la porta istituzionale all’estrema destra. Per questo drammatizza e afferma che alle presidenziali del 2017 c’è il rischio di una vittoria di Marine Le Pen. Stando ai sondaggi e alle deboli reazioni che suscitano, la Francia sembra rassegnata alla crescita del Fn. Marine Le Pen fa di tutto per offrire un’immagine liscia del partito. I media insistono sulla “de-demonizzazione” dell’estrema destra, che indosserebbe i panni della normalità per meglio assaltare il potere. Florian Philippot, numero due del Fn, ha risposto all’inchiesta di Strasburgo ironizzando: “nel fondo (il presidente del Parlamento europeo) Schultz ha ragione: i nostri assistenti non lavorano per l’Unione europea, ma contro di essa”. Il Fn propone l’uscita della Francia dall’euro.