Appena giunto alla presidenza Duterte aveva assicurato al Fronte islamico di liberazione Moro un accordo di pace con il governo in cambio di una maggiore autonomia.

Il Fronte islamico ma considerato non estremista, si è sempre posto contro i tentativi di Daesh di inserirsi nelle Filippine. E ieri Al Haj Murad Ebrahim, leader del«Moro» (che rimane oggi il più grande gruppo islamico delle Filippine), ha detto che alcuni combattenti stranieri di Daesh costretti a lasciare la Siria e l’Iraq stanno arrivando nelle Filippine con l’intento di reclutare e con piani di attacco contro due città del paese.

L’informazione recapitata a Duterte non è priva di un risvolto politico: Secondo Ebrahim Murad «i foreign fighters potrebbero attaccare altre città e provocare gli stessi morti dell’estate scorsa (nel sud del paese ndr)» a meno che il Congresso non approvi una legge che permetta ai musulmani filippini nel sud del paese di gestire i propri affari».

L’allarme per la possibile ricostituzione di Desh in Asia è stato lanciato anche dal direttore del Centro antiterrorismo della Comunità di stati indipendenti, Andrej Novikov. Secondo il funzionario gli esponenti rimasti del gruppo terroristico Stato islamico, in gran parte sconfitto in Siria ed Iraq si sono trasferiti nei paesi limitrofi e in Asia.