Si temeva un agosto di sgomberi. Invece la stretta del governo gialloverde contro le occupazioni si presenta quando il mese caldo è trascorso silente con una circolare di cinque pagine. Un documento studiato a tavolino che minaccia di essere molto più incisivo di una stagione di sgomberi. Il ministro dell’interno Matteo Salvini cancella l’unico elemento di garanzia che era stato fissato dal suo predecessore, Marco Minniti. Adesso, in sostanza, si potranno restituire ai proprietari gli stabili senza che ci si debba preoccupare di offrire una qualche soluzione alternativa agli occupanti. Per Salvini, che evidentemente non conosce i vincoli sociali che la Costituzione pone alla proprietà privata oltre che le garanzie procedurali fissate dalle Nazioni unite in materia di sgomberi, si tratta di difendere la «sacralità» dei diritti proprietari.

ROMA, CON OLTRE diecimila persone che vivono dentro palazzi occupati dai movimenti per il diritto all’abitare, è l’epicentro di questo terremoto che potrebbe colpire centinaia di occupazioni (non solo abitative) in tutto il paese. È qui che si sono presentate le concatenazioni politiche che hanno consentito alla ruspa salviniana di mettersi in moto in direzione degli spazi abbandonati e restituiti all’uso sociale.

MINNITI AVEVA EMANATO la sua circolare, un anno fa, all’indomani del disastroso sgombero dei rifugiati eritrei di piazza Indipendenza. Nel frattempo, Virginia Raggi ha di fatto rinunciato a circa duecento milioni di euro stanziati dalla Regione Lazio per il diritto all’abitare pur di non riconoscere spazi nelle graduatorie delle case popolari agli occupanti. La sindaca di Roma ha incontrato Salvini nel luglio scorso, nei giorni dello sgombero (effettuato in violazione di uno stop imposto dalla Corte di Strasburgo per i diritti umani) dei rom di Camping River. In quell’occasione il ministro e la sindaca avrebbero parlato anche delle occupazioni. Tant’è che nei giorni successivi, intervenendo prima in commissione affari costituzionali e poi alla camera, Salvini aveva annunciato la tolleranza zero contenuta nella circolare e che verrà ribadita con un «decreto sicurezza» che i suoi uffici stanno ultimando.

ORMAI DA MESI A ROMA circola la lista delle occupazioni più a rischio: in cima alla lista ci sarebbe il palazzo di via Carlo Felice, a ridosso di piazza San Giovanni, di proprietà della Banca d’Italia. È stato abbandonato per quindici anni, prima che una trentina di nuclei lo occupasse e che al piano terra venissero aperte le saracinesche per ospitare il centro sociale Sans Papier. Sempre a Roma si è cominciato a considerare, come fa il documento del Viminale, la materia del diritto alla casa come oggetto d’interesse dei servizi sociali che si occupano di povertà estreme. Un’impostazione che non tiene conto della composizione sociale, tutt’altro che marginale, che anima le occupazioni di case.

PERÒ DENTRO LA GIUNTA grillina ci sarebbero dissidi sulla linea dura. Soltanto all’inizio di quest’estate, il vicesindaco Luca Bergamo aveva partecipato ad un tour per le occupazioni promosso dai movimenti. Sarebbe d’accordo con lui l’assessore all’urbanistica Luca Montuori. Laura Baldassarre, che ha la delega alle politiche sociali, non avrebbe gradito lo scaricabarile nei confronti dei suoi uffici: sarebbero gli operatori del comune, infatti a dover gestire l’emergenza dei senza tetto causata dagli sgomberi. Sono più o meno le stesse motivazioni con le quali l’Anci ha criticato la circolare di Salvini.

«MAI AVEVAMO ASSISTITO a tanto cinismo, dal considerare la povertà una colpa e l’emergenza abitativa una questione di ordine pubblico», scrivono Cgil e il sindacato degli inquilini Sunia. Per Asia Usb, «la politica degli sgomberi, senza una politica abitativa pubblica e senza soluzioni alternative, è una scelta irresponsabile che mira ad alimentare la guerra ai poveri». Il dissenso potrebbe arrivare anche da alcuni eletti nel M5S. Basta risalire le tracce delle singole vertenze: qualche settimana fa, ad esempio, un gruppo di parlamentari pentastellati aveva rivolto un appello al prefetto di Cosenza per sventare la minaccia di sgombero che incombe su due palazzi occupati dai movimenti di lotta per la casa nel capoluogo calabrese.