«In questo momento sta ardendo un imponente costone, qui, davanti a me. È il Colle delle Vacche. Con un’operazione a terra si sta tentando di arginare il fuoco, che rischia di distruggere lo storico rifugio. Bisogna fare in fretta». È lotta alle fiamme, con il Monte Morrone, massiccio della Majella, da 12 giorni in balìa dei roghi dolosi. E i sindaci sono in prima linea. Antonella Di Nino, primo cittadino di Pratola Peligna (Aq), fa su e giù per la montagna. «Siamo sul fronte del fuoco – dice – da mattina a notte fonda. La situazione è difficile, ma non ci abbattiamo. Tutti stanno dando l’anima».

Un’altra giornata complicata, in questa parte d’Abruzzo, con gli incendi che hanno continuato a distruggere un territorio devastato, diversi i comuni colpiti.

Cancellati, dalle quote più basse, paesaggi con aspetti tipicamente mediterranei, con arbusti e piante profumate, che si uniscono ai vasti rimboschimenti di pino nero. Distese interminabili di alberi e radure, protette, nel cuore del Parco nazionale, che stanno scomparendo, incenerite. «Sono state messe in campo le forze e i mezzi possibili. Ma – continua la sindaca – sono all’opera menti criminose, che non desistono. Avevamo creato una strada tagliafuoco – racconta – e sembrava funzionare. Ma poi, alle nostre spalle, nuovi inneschi. È una situazione di emergenza e di rischio. Maledetto fuoco, che ha ferito l’anima di queste montagne, a cui teniamo in maniera smodata».

«Il primo fuoco – racconta Guido Angelilli, sindaco di Pacentro – è stato nel nostro territorio, il 19 agosto. L’intervento dei canadair sembrava aver risolto, poi è stato l’apocalisse. Soprattutto sul versante di Sulmona. Si sta lavorando tanto, con uomini e mezzi aerei. Si poteva fare di più? Forse all’inizio non ci si è resi conto della gravità della situazione. Si poteva fare di meglio? Probabilmente. Ma siamo di fronte al un vero e proprio attacco al Parco, io la vedo così. Ad appiccare i roghi sono stati profondi conoscitori di questi posti, i quali, lasciata l’auto sulla strada e zaini in spalla, sono saliti più in cima possibile, e hanno colpito. Non so per quali interessi specifici. Spero solo che li trovino. E poi la siccità e il vento non aiutano, anche perché si tratta di luoghi impervi, difficilmente raggiungibili. La popolazione è arrabbiata, perché questi monti sono la nostra ricchezza, i nostri valori, la nostra vita. Sa quanti volontari ho visto ridiscendere dai boschi arsi e piangere… Di sicuro – evidenzia Angelilli – lo Stato deve organizzarsi meglio in queste circostanze. Una flotta di 13-14 canadair non può bastare per tutta l’Italia. Invece di comprare F-35 compriamo mezzi per spegnere gli incendi. Perché si tratta di una guerra…».

I sindaci stanno facendo il possibile contro il disastro. C’è chi, assieme alla Protezione civile e alle associazioni, ha organizzato squadre di volontari per presidiare boschi e accessi. Quello di Torricella Sicura (Teramo), Daniele Palumbo, ha invece, messo una taglia sui piromani: consegnerà 3mila euro a chi fornirà «informazioni utili a individuare la mano, o le mani, che si nascondono dietro i roghi».