A palazzo del Lloyd Triestino il cerimoniale rispolvera già il verde: 22 anni dopo Sergio Ceccotti (succeduto ai «padani anni ‘90» Alessandra Guerra e Pietro Fontanini), un leghista tornerà a governare il Friuli Venezia Giulia.
Domenica urne aperte dalle 7 alle 23 con un sistema elettorale che ammette il voto disgiunto, permette due preferenze di genere ai candidati consiglieri e fa scattare il premio di maggioranza del 60% dei seggi al candidato presidente con almeno il 45% dei consensi. Tutto (compresi gli ultimi sondaggi della vigilia) gioca a favore di Massimiliano Fedriga, 37 anni, veronese di nascita, ma dal 2003 alla testa del Carroccio a Trieste e nel Friuli mentre dal 2014 è stato capogruppo a Montecitorio. Ha «scippato» all’ultimo momento la candidatura a Renzo Tondo, grazie al 25,9% della Lega alle politiche di marzo, e messo in riga l’intero centrodestra che riparte da quota 42,9%.

Il Pd orfano di Debora Serracchiani si affida al vice-presidente uscente: Sergio Bolzonello, 58 anni, ex sindaco di Pordenone, prova a reggere l’urto con «Open Sinistra Fvg» (ispirata dai bersaniani) e Slovenska Skupnost. Ma dovrà fare i conti con il M5S che ha candidato Alessandro Fraleoni Morgera, 48 anni, ricercatore a tempo determinato di Scienza e tecnologia dei materiali all’Ateneo di Trieste.
«Mi sembra che, a distanza di un paio di mesi, la tendenza sia sempre a favore del centrodestra. Nel sondaggio che avevamo commissionato addirittura con 15-20 punti di vantaggio» commenta Omar Monestier, direttore del Messaggero Veneto. «Il punto vero si rivela piuttosto l’asse che la Lega è in grado di costruire dal Nord Est. Potrebbe in prospettiva rivelarsi mai così ampio al Nord, dal Trentino fino a Piemonte e Liguria. È l’autonomia storica del Friuli che si salda con quella referendaria di Zaia e Maroni. Una «Lega di governo» in tutto il Nord, anche con Fedriga, come alternativa al Sud monopolizzato dai grillini».

INSOMMA, lungo il confine orientale si gioca una partita politica ben più cruciale del «secondo exit poll» a beneficio delle consultazioni del Quirinale. E non si tratta solo della Lega formato Salvini che monopolizza consensi e poltrone, alleanze e destini personali. Durante l’implosione della Grande Crisi il Friuli ha cambiato pelle, profilo e identità. E la medaglia dell’economia ha sempre due facce: delle 90.288 imprese attive il 23% sono femminili e l’11,8% straniere; ma le aziende o società «in stato di sofferenza» sono ben 5.511 cioè il 5,3%.
Intanto Carlo Mastelloni, procuratore della Repubblica di Trieste, e la Direzione Investigativa Antimafia continuano a lanciare allarmi sulla criminalità organizzata. Secondo la Dia, c’è la presenza di elementi «organici alle ‘ndrine», con interessi che spaziano dal settore edile, estrattivo e del trasporto in conto terzi fino all’industria meccanica. Agli atti in parlamento nelle relazioni semestrali indicazioni precise: «Nell’Udinese interessi della Cosca Piromalli nel comparto turistico-alberghiero. Soggetti collegati a organizzazioni camorristiche segnalati a Trieste, Lignano Sabbiadoro e Monfalcone».

DOMENICA, però, contano solo le schede nelle urne. Elezioni numero 12, le quarte con la scelta diretta del presidente. Debutta Sappada, 1.322 abitanti che con il referendum del 2008 hanno abbandonato il Veneto e Belluno per far parte della provincia di Udine. E si vota anche in 19 Comuni, a cominciare proprio da Udine che chiude il decennio di Furio Honsell, approdato alla guida del centrosinistra sull’onda delle ospitate di Fabio Fazio come rettore dell’Università. Ben sette gli aspiranti eredi con 16 liste di sostegno.
TOCCA a Vincenzo Martines, 54 anni, rianimare lo «spirito ulivista» per difendere l’ultimo capoluogo dall’assalto leghista. Si è speso molto sul fronte della trasparenza e partecipazione fino a proporre il «Dibattito pubblico cittadino» sulle questioni più importanti. Ha voluto due civiche (Progetto Innovare e SiAmo Udine) e soprattutto il sostegno esplicito di «Sinistraperta» nella città che ha registrato oltre il 4% dei consensi a LeU di Grasso. E nel suo decalogo Martines garantisce: «Udine, nei prossimi anni, sarà la città dei Grandi Progetti piuttosto che la città delle Grandi Opere».

Sull’altro fronte, il candidato sindaco è il leghista Pietro Fontanini, 65 anni, ex deputato e governatore per cinque mesi negli anni ’90, presidente della Provincia uscente. Conta sulla compattezza dell’intero centrodestra (Lega, Fi, Fdi-An, Identità civica e Autonomia responsabile) anche in vista del ballottaggio decisivo, nella scheda elettorale del primo turno, vanno da Enrico Bertossi (Prima Udine e Friuli Futuro) a Stefano Salmè (Io amo Udine e Udine agli udinesi) a Pompea Maria Rosaria Capozzi del M5S fino a Andrea Valcic di Patto per Udine e Luca Minestrelli di CasaPound.
Infine, una curiosità. Antonio Sortino, 40enne candidato nella lista «Sinistraperta«, rappresenta il Partito Pirata che si ispira alle esperienze di Islanda e Repubblica Ceca: «Vogliamo portare in Comune le istanze della partecipazione diretta. Proponiamo la diffusione dell’Open Source negli uffici comunali e nelle scuole, la presenza di reti Wireless comunitarie, la diffusione di sistemi online di partecipazione e di controllo da parte della cittadinanza come Open Municipio».