Nessun intento polemico, per carità. Lunedì Matteo Renzi ha snobbato il rinfresco al Quirinale dopo il discorso di Giorgio Napolitano semplicemente perché «sono allergico ai buffet istituzionali» ed è «brutto stare a mangiare nei palazzi». La giustificazione «grillina» per quello che era sembrato un gesto stizzito dopo l’implicito altolà lanciato dal capo dello stato all’indirizzo dello scalpitante neo segretario del Pd non significa insomma che Renzi abbia deciso di rassegnarsi ai tempi lunghi dettati dal presidente. Anzi.

L’altro giorno Napolitano ha ribadito la netta contrarietà a elezioni anticipate arrivando a mettere sul piatto la carta delle sue dimissioni nel caso non si arrivasse alle tanto sollecitate riforme costituzionali. Rallentando la corsa del «rottamatore» per un’approvazione in tempi strettissimi della nuova legge elettorale «con chi ci sta» (partire dall’accordo tra le forze di governo, ha scandito il capo dello stato).

Il sindaco-segretario, invece, nel suo #matteorisponde su Twitter, insiste: «Una cosa è certa: basta scherzi, votando alle primarie l’Italia ha chiesto di cambiare». Dunque, ora che la legge è stata portata dal senato alla camera, la commissione di Montecitorio «deve licenziare un testo entro gennaio». Quale testo? Può andare bene il Mattarellum, spiega Renzi, o la legge dei sindaci, che «mi sembra la migliore». Ma senza elezione diretta del premier, «non complichiamo le cose». Dunque, se Angelino Alfano pensa di aprire al sistema del «sindaco d’Italia» allo scopo di allungare i tempi con una riforma costituzionale che includa il premierato, ha sbagliato strada, è il messaggio. E per quanto riguarda l’accordo da fare preventivamente tra le forze che sostengono il governo, il segretario del Pd ripete che un patto «alla tedesca» serve, ma «la legge elettorale si può fare non non necessariamente con i partiti della coalizione, meglio con il più ampio schieramento politico», perché «sono le regole del gioco». E per cambiarle serve «volontà politica».

Il Mattinale dei forzisti della camera segnala che una maggioranza sul Mattarellum ci sarebbe: «Si è detto favorevole Grillo, si è detto favorevole Renzi, siamo favorevoli noi, le tre grandi forze che esistono nel Paese sono favorevoli, anche se i centristi vecchi e nuovi non sono d’accordo, ce ne faremo una ragione». Gli ex compagni del Pdl stanno già sul chi vive, non c’è bisogno che i forzisti mettano il dito nella piaga. Ma il leader del Pd non può procedere come un bulldozer, tantopiù ora che Forza Italia sta alzando il tiro contro il Quirinale. «Spaccare tutto per andare subito alle elezioni», sarebbe facile, dice il leadr Pd, ma «l’ambizione personale» va messa da parte, assicura.

Non per questo Angelino Alfano e i suoi sono più tranquilli. Confidano per ora nella tenuta di Enrico Letta – che fa gli auguri ai dipendenti di palazzo Chigi assicurando che mangerà il panettone con loro anche il prossimo Natale – e nello scudo del Quirinale.

Oggi Renzi e Alfano presenteranno insieme il libro di Vespa e i due, oltre che pubblicamente, potrebbero incontrarsi anche in privato. Nell’attesa il leader di Ndc prova a fare la voce grossa: l’intesa con il sindaco di Firenze non è scontata, dice al Quotidiano Nazionale. Aggiungendo però che Ncd sta al governo proprio per «fare argine alla sinistra». Insomma, l’intesa non sarà scontata ma Alfano sembra disposto a fare molte concessioni pur di allungare la vita delle «strette intese».