La costa italiana è una delle più estese tra i paesi del Mediterraneo. Circa 8300 km che, se per il 10% hanno subito profondi interventi di trasformazione urbanistica e industriale, mantengono ancora molte delle caratteristiche naturali e paesaggistiche che, ad ogni estate, ne fanno una irresistibile attrazione per milioni di turisti.

GIA’ DAL MESE DI MAGGIO sono molti gli stabilimenti balneari che iniziano a rimuovere dalla spiaggia ogni elemento «estraneo» depositato con le mareggiate invernali per preparare il posto a ombrelloni e sdraio per accogliere l’annuale migrazione del genere umano verso la soffice linea di costa. Ma il nostro litorale è anche un importante ambiente che ospita un altro popolo migratore, quello alato, che stagionalmente si sposta tra il continente africano e i siti di nidificazione europei.

NUMEROSI STORNI DI LIMICOLI, anatidi, rapaci e passeriformi seguono la costa come una antica autostrada su cui volare, riposare, alimentarsi e raggiungere la destinazione finale del viaggio. È su alcune di queste spiagge che inizia la storia tutta italiana del fratino, un piccolo trampoliere di appena 20 cm di lunghezza che arriva in aprile per deporre le uova in riva del mare o al bordo di lagune e foci dei fiumi.

DAL PIUMAGGIO MIMETICO color marrone-grigio, il fratino trascorre l’inverno in Africa e in Italia meridionale per tornare in piccoli nuclei in primavera nello stesso luogo in cui è nato o si è riprodotto il precedente anno. Il maschio arriva per primo a occupare un piccolo territorio di sabbia o ghiaia dove con le piccole zampe scava diverse buche da mostrare alla femmina, che poi sceglierà per deporre 2-3 uova. Dopo circa 3 settimane di cova nascono dei minuscoli pulcini che seguono i genitori sulla spiaggia per almeno un mese prima di essere capaci di volare.

E SAREBBE TUTTO PERFETTO SE le spiagge frequentate dal fratino rimanessero «libere» fino al loro involo. Ma in maggio i lavori di riapertura degli stabilimenti balneari aprono la consueta lottizzazione degli spazi demaniali e qui il fratino diventa, tranne rare eccezioni, una presenza problematica per la maggior parte dei gestori.

IN ITALIA HA UNA POPOLAZIONE stimata nel 2018 in 570-691 coppie, ma quasi dimezzata rispetto al precedente censimento del 2014. Un pericoloso calo dovuto al disturbo diretto in periodo riproduttivo e alla distruzione delle covate durante la stagione turistica e balneare. La laguna veneta è uno degli areali riproduttivi più importanti per il fratino dove circa 150 coppie nidificano in molte delle piccole fasce di sabbia e limo tipiche in questo territorio. Qui lavora Alessandro Sartori, portavoce del comitato nazionale per la conservazione del fratino, il gruppo di lavoro che coordina le attività sul campo delle varie associazioni di volontariato che tutelano il trampoliere.

«QUESTO SUCCESSO RIPRODUTTIVO si deve alle tranquille lingue sabbiose che si formano in laguna con le maree ma anche alla contemporanea presenza di numerose colonie di fraticelli, delle piccole sterne che difendono in gruppo i loro nidi dai gabbiani e cornacchie. Il fratino ha capito che deponendo tra i nidi dei fraticelli può godere di una indiretta ed efficace protezione anche per le sue uova e i pulcini». A tal riguardo, un importante progetto si sta sperimentando nella spiaggia di San Nicolò a Lido dove la Lipu ha disposto, su aree litoranee ritenute idonee, alcune sagome di fraticello. Rispondendo alle abitudini coloniali della specie questi uccelli hanno deposto sulla spiaggia e di conseguenza, sfruttando l’effetto protettivo, sono arrivati anche i fratini a riprodursi.

MA GIA’ POCO PIU’ A SUD IL FRATINO deve invece condividere il suo territorio con le attività degli stabilimenti balneari già dai mesi di aprile e maggio, quando preparano la fascia litoranea per l’imminente apertura. Attualmente è proprio la pulizia degli arenili con mezzi meccanici a provocare i maggiori danni alle nidiate. Centinaia di uova sono distrutte ogni anno e quelle che riescono a schiudere lo devono all’attività dei volontari per il fratino che provvedono alla loro segnalazione a gestori, capitaneria di porto e carabinieri forestali.

MA CERTAMENTE I NIDIACEI si troveranno comunque a crescere ai bordi di una spiaggia affollata facendo affidamento alle piccole zampe per spostarsi velocemente e non diventare un gioco per bambini con secchiello, oppure bersaglio per adulti con smartphone o cani lasciati liberi sul litorale. Nonostante la collaborazione di alcuni stabilimenti della riviera romagnola, è infatti bastato un cane e un padrone irresponsabile per uccidere 9 dei piccoli 10 fratini nati all’inizio di giugno.

E SPOSTANDOCI LUNGO L’ARENILE del mare Adriatico, tra Marche e Abruzzo, si trovano decine di situazioni tutte simili tra loro. Fabiola Carusi si occupa della tutela del fratino sul litorale abruzzese insieme al Wwf, Società Ornitologica Abruzzese e altre associazioni locali, volontari con cui verifica la spiaggia per individuare le coppie di fratino prima che i trattori la percorrano in vista della stagione balneare.

«OGNI NIDO E’ RECINTATO CON UNA RETE in modo che il fratino possa continuare a covare e uscire per alimentarsi . racconta Fabiola – ha un atteggiamento di grande pazienza nei riguardi dell’uomo e delle sue attività. Pensare che rimanga a covare con il passaggio ripetuto a pochi metri di trattori o bagnanti è davvero incredibile». Ma questa fiducia a volte è mal riposta, come è successo a Tortoreto in provincia di Teramo dove un nido, nonostante fosse segnalato, è stato ugualmente «livellato» come la restante spiaggia. Azione che ha portato il responsabile a una denuncia alla procura della repubblica per la distruzione delle uova di un uccello protetto dalla legge nazionale sulla fauna selvatica e tutelato da convenzioni e direttive europee.

«MA IN ABRUZZO CI SONO anche esempi di corretta convivenza e stabilimenti che collaborano con i nostri volontari. La presenza del trampoliere ha dato avvio ad iniziative mirate anche alla tutela della vegetazione spontanea dunale, come ad Alba Adriatica e Giulianova dove sono nate spiagge riservate al fratino, al giglio e alla camomilla di mare». Fabiola si mostra comunque preoccupata per la mancanza di sensibilità da parte delle amministrazioni del territorio e per gli interventi di pulizia che continuano ad essere autorizzati in aree di nidificazione, come accaduto in passato a Marina di Vasto.

«IN QUESTA PARTE DI LITORALE abruzzese abbiamo registrato una diminuzione delle coppie di fratino, ma poco più a sud, nel Molise, c’è invece stato un naturale aumento. Forse perché si sente più tranquillo e al sicuro», conclude infine Fabiola. Ed è proprio a Termoli che uno stabilimento è stato premiato come «lido amico del fratino» per aver attuato semplici regole di rispetto durante la nidificazione del piccolo trampoliere e per la tutela dell’ambiente dunale-costiero. A dimostrazione che si può certamente fare.