Si dice che Antonio Gramsci nei primi anni del Ventennio fosse andato a vivere in un villino di Via Morgagni, su via Regina Margherita a due passi dal Policlinico Umberto I, perché se ci fossero stati problemi coi fascisti sarebbero potuti accorrere a difenderlo «i compagni di San Lorenzo» che si trovavano a qualche centinaio di metri da lì. Ieri erano passate da poco le 11 del mattino quando Matteo Salvini annunciava su Twitter che sarebbe andato in via dei Lucani, nel quartiere romano di San Lorenzo, per andare a vedere il luogo in cui è stata uccisa Desirée.

A SAN LORENZO scattava il tam tam. Partiva dalle donne di Non una di meno e raggiungeva i centri sociali Esc e Communia, fino al collettivo Degage e Radio Onda Rossa. Arrivava al Cinema Palazzo Occupato e si diramava fino alle reti di associazioni e cittadini che rendono questa parte di Roma un quartiere ad alta densità di partecipazione e attivismo. Ad attendere il ministro dell’interno si sono così ritrovate decine e decine di persone. «Create il vuoto, intervenite solo dopo le tragedie», c’era scritto su uno degli striscioni.

Un altro recitava: « No alla strumentalizzazione sul corpo di Desirée». Salvini ha raccolto attorno a sé qualche sostenitore ma non ha potuto avvicinarsi al luogo del delitto. Lo farà nel pomeriggio, alla chetichella, a uso e consumo dei fotografi. Desirée è stata uccisa lungo la strada che dal centro del quartiere scende verso l’antico scalo ferroviario, dove sorge il grande spazio dell’ex dogana. Un posto enorme e al centro di appetiti plurimi. Doveva diventare un centro commerciale, poi chi doveva metterci i soldi ha cambiato idea. Un po’ per le proteste dei comitati di quartiere, che non volevano l’ennesima cementificazione e l’ennesimo spazio sottratto alla comunità. Ma anche perché ormai neanche i centri commerciali sono un investimento sicuro. E allora l’antica dogana è diventata un contenitore di eventi culturali che cerca goffamente di strizzare l’occhio alle culture underground.

E LA VIA DELLO SCALO di San Lorenzo, che fino a pochi anni fa era il confine del quartiere e che da strada grigia e trafficata sovrastata dal fragore della sopraelevata della tangenziale est tutto pareva tranne che destinata a divenire terra di movida, ha cambiato volto.

Le migliaia di persone che frequentano il divertimentificio alla Dogana spesso andavano a rifornirsi di sostanze stupefacenti nel rudere di via dei Lucani in cui è stata uccisa Desirée. È bene chiarirlo: quello non è uno semplicemente uno spazio abbandonato. Tantomeno trattasi di una «occupazione abusiva», come l’ha definita Salvini. È uno scheletro nell’armadio fatto di impalcature e gru della cementificazione, un cantiere bloccato per mancanza di permessi. «Quella zona fa gola a molti – ragiona l’urbanista Rossella Marchini, che per conto delle associazioni del quartiere ha studiato le carte – Si tratta di quello che in gergo tecnico si chiama Ambito di valorizzazione; potremmo dire che le ruspe annunciate ieri da Salvini aprono la strada alle betoniere».

Con la scusa della bonifica si costruirà ancora. Lo spazio in ballo lo conoscono bene gli occupanti di Communia, centro sociale che ha compiuto da poco cinque anni. Quando, nel 2013, entrarono nella concessionaria di moto dismessa che affaccia sullo Scalo, dovettero fare i conti con le siringhe e l’incuria. Un posto che doveva assomigliare al rudere di via dei Lucani adesso ospita attività sociali, una biblioteca e un’aula studio per i tanti studenti della vicina città universitaria della Sapienza. «Un anno fa denunciammo pubblicamente che la situazione stava degenerando», racconta Federica di Communia.

DAL SUPERMERCATO IN FONDO alla strada, proprio ad angolo con lo Scalo, raccontano di aver subito spesso rapine. «Si presentavano col casco integrale alle casse – racconta un abitante – E spesso tornavano nel cantiere abbandonato». Qualcuno sospetta che il ghetto fosse il frutto malato della logica del decoro a tutti i costi: il fatto che gli spacciatori si rinchiudessero là dentro, in un viale buio e meno centrale di altre piazze del quartiere, sarebbe stato considerato un male minore.

Oggi ci sarà una fiaccolata in ricordo di Desirée. L’anima ribelle del quartiere rete di associazioni e spazi sociali dà appuntamento domani sera alle 18 in piazza dell’Immacolata, che è un po’ la piazza centrale del borgo. Nel quartiere de «La Storia» di Elsa Morante vivevano operai e artigiani antifascisti. Negli anni ’70 vi sorgevano le sedi dei gruppi della sinistra extraparlamentare. La sua caratteristica di zona ibrida, di crocevia di diversi mondi, si conferma nei ’90: arte e ceti popolari, studenti e anziani, sottoculture metropolitane e nuove professioni, coatti e studenti. È in gioco l’equilibrio fragilissimo di questo mix dirompente.