Il fotografo fuori dal coma, il colpevole ancora introvabile
Agguato a Libération Il giovane fotografo migliora, la redazione del quotidiano è sollevata. La caccia all'uomo è continuata ieri, centinaia di segnalazioni andate a vuoto. E' stato individuato il Dna dell'aggressore. La stampa francese rifiuta di chiudersi in un bunker
Agguato a Libération Il giovane fotografo migliora, la redazione del quotidiano è sollevata. La caccia all'uomo è continuata ieri, centinaia di segnalazioni andate a vuoto. E' stato individuato il Dna dell'aggressore. La stampa francese rifiuta di chiudersi in un bunker
L’assistente fotografo, vittima dei colpi di fucile lunedi’ nell’entrata del quotidiano Libération, è uscito ieri dal coma artificiale, dopo un’operazione chirurgica molto delicata. Il colpevole ieri sera era ancora ricercato. Durante la giornata, varie voci si sono accavallate, ma la polizia ha smentito l’arresto nel VII arrondissement di una persona, che assomigliava alle foto segnaletiche tratte dalla videosorveglianza. Già lunedi’ c’erano stati alcuni fermi. “Tutti gli agenti di polizia sono concentrai nella ricerca dell’uomo – ha spiegato Christophe Crépin, di Unsa Police – è una priorità nazionale, perché bisogna arrestarlo e capirne le motivazioni. Le pattuglie sul campo lavorano in funzione della descrizione dell’individuo. La polizia ha ricevuto più di 2mila chiamate. E’ un lavoro da formiche. Ieri è stato fermato un gran numero di persone che corrispondevano alla descrizione, ma non erano quelle giuste. Stiamo anche lavorando a incrociare le schedature delle uscite dal carcere, degli ospedali psichiatrici”. Ieri il ministro degli interni, Manuel Valls, ha confermato che il Dna del colpevole è stato individuato (ha lasciato delle impronte sia nell’automobile che aveva sequestrato lunedi’ dopo la sparatoria alla Défense, che sulle cartucce abbandonate venerdi’ scorso nell’agguato a BFMtv, dove aveva puntato l’arma contro un caporedattore, senza sparare). L’individuo avrebbe detto alla persona presa in ostaggio nell’auto di essere “appena uscito di prigione”. Ma anche questo dato non era confermato ieri. “Vari servizi specializzati sono attivati – ha confermato un altro poliziotto, Emmanuel Quemenor – tutti i colleghi dell’Ile de France sono mobilitati nella ricerca del sospetto. In più, al 36, Quai des Orfèvres c’è una cellula specifica per gestire le testimonianze”. Sono arrivate molte segnalazioni, ma nessuna ha portato al colpevole. Secondo l’agente Crépin, lunedi’ c’è stata una perdita di tempo: “l’automobilista preso in ostaggio è tornato a casa, ha telefonato al figlio, prima di avvertire la polizia. Se avesse informato subito una pattuglia di polizia, avrebbe potuto esserci di aiuto”. A metà giornata, la polizia ha diffuso una nuova fotografia del presunto responsabile, dove pero’ non risultava più vestito nello stesso modo di quando ha fatto irruzione a Libération.
Nebbia fitta anche sulle possibili motivazioni. L’automobilista parla di una persona “calma e determinata”. Secondo degli esperti psichiatrici, si tratterebbe di un individuo “determinato, solitario e organizzato”, che se la prende con dei simboli, i media e la banca. Giornali, radio e tv sono rimasti sotto sorveglianza. Ma a Libération, dove la redazione si è un po’ ripresa dallo choc con la notizia dell’uscita dal come del giovane fotografo, rifiutano di “chiudersi in un bunker”. Per François Sergent, vice direttore della redazione, “non possiamo avere dei poliziotti in permanenza davanti al giornale”. Il direttore, Nicolas Demorand, sottolinea che “per Libération, accogliere vuol dire affermare che un giornale appartiene a tutti e per questo la sede è aperta sulla strada, trasparente, non ha nulla da nascondere”.
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