Nel decreto Crescita c’è un boccone avvelenato, denuncia il Forum italiano dei movimenti per l’acqua. Si trova all’articolo 24, intitolato «Sblocca investimenti idrici nel sud», e riguarda modiche al decreto legge 201 del 2011 volte a completare il processo di liquidazione dell’Eipli – Ente per lo sviluppo dell’irrigazione e la trasformazione fondiaria in Puglia, Lucania e Irpinia. «In continuità con il governo Gentiloni – spiega padre Alex Zanotelli – si pongono le premesse per privatizzare i servizi di adduzione in tutto il Mezzogiorno». L’Eipli fu istituito nel 1947 per sviluppare invasi, opere di captazione di sorgenti e centinaia di chilometri di reti di adduzione interregionali.

Il processo di spoliazione dell’ente comincia dai primi anni Novanta. Con la Finanziaria 2007 il governo Prodi decide che il ministero delle politiche agricole, d’intesa con le regioni, dovrà avviare la procedura per la trasformazione dell’Eipli in società per azioni. Nel 2011 Mario Monti stabilisce la definitiva soppressione dell’Eipli. Nel 2018 il governo Gentiloni ribadisce il trasferimento delle funzioni alla spa da costituire da parte del ministero dell’economia con la possibilità di partecipare per Campania, Puglia, Basilicata e anche per le altre regioni del distretto idrografico dell’Appennino meridionale. Si arriva quindi al «governo del cambiamento».

Federica Daga, la deputata del Movimento 5 Stelle firmataria dell’emendamento al decreto Crescita sull’Eipli, ha annunciato con soddisfazione: «Vietiamo esplicitamente che si possano cedere a soggetti privati quote di partecipazione della nuova società per azioni, mantenendo la proprietà nelle mani del ministero dell’economia e delle regioni interessate».

Il forum è sul piede di guerra: «Prevedere, in continuità con tutti gli altri governi, di costituire una spa – spiega Zanotelli – significa mettere le premesse per la futura privatizzazione. Utilizzando strumenti legati a logiche di mercato, cosa impedirà nel medio periodo di sopprimere il divieto di cedere quote ai privati? Questo provvedimento allude pesantemente al gestore unico del Sud Italia, ponendo le condizioni perché anche in questi territori la gestione sia appetibile dai soliti noti come Acea, Suez e Veolia». Infine: «Si centralizzano e verticalizzano le decisioni, dando un ruolo esclusivamente alle regioni, invece di costruire meccanismi che coinvolgono maggiormente le comunità attraverso i comuni».