E ora ritmo, fretta e decisioni immediate: mentre lo scorrere dei giorni pare avvicinare l’Ucraina e la Crimea al risultato scontato che potrebbe essere prodotto dal referendum nella penisola (domenica 16 marzo), nell’incertezza – e temporeggiamento diplomatico – delle mosse di Putin, un po’ tutti corrono ai ripari.

Saranno giornate decisive, perché ognuna delle forze in campo si prepara al «day after». Gli Usa ricevono a Washington il loro uomo, Yatseniuk, premier incoronato da Majdan, per confermare il miliardo di prestito e appoggi vari. L’Unione europea accelera sull’accordo di associazione, uno dei motivi che hanno causato il primo scintillio delle proteste anti Yanukovich. Il fatto che a confermare l’imminenza della firma siano stati il premier polacco Donald Tusk e la cancelliera tedesca Angela Merkel, a Varsavia, la dice lunga. La Polonia ha un ruolo di primo piano in questa crisi, spinge per l’allargamento della Ue a est, per ritagliarsi un ruolo ancora più centrale. Non a caso la Polonia propose, insieme a Francia e Germania, l’accordo all’ex presidente Yanukovich, diventato nel giro di 48 ore carta straccia.

I preparativi per la firma dell’accordo, che avrebbe dovuto avvenire al vertice del partenariato orientale Ue a Vilnius alla fine dello scorso novembre, erano stati sospesi proprio da Viktor Yanukovich, dando così avvio delle proteste sulla piazza dell’Indipendenza di Kiev. «Siamo entrambi d’accordo che sia positivo e utile firmare l’accordo di associazione il prima possibile», ha detto Merkel.

In questo round di promesse e accelerazione, non manca il Fondo Monetario, la cui ombra iniziale si sta tramutando ormai in un pilastro della futura «ricostruzione» in nome del libero mercato in Ucraina: ieri, nel corso di un’audizione al Congresso, il segretario al tesoro americano, Jacob Lew ha specificato che l’Fmi potrebbe versare all’Ucraina oltre 15 miliardi di dollari.

Si diceva in precedenza dei muscoli sfoggiati dalla Nato, con i jet in ricognizione sui confini ucraini, su esplicita richiesta della Polonia: il gesto non è certo passato inosservato, anzi ha rischiato di aprire nuovi fronti. Ora tutta l’area è sul chi va là, in attesa di mosse che possono danneggiare equilibri sottili, talvolta decisamente labili. Ieri il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko – ad esempio – ha chiesto alla Russia di rafforzare con una quindicina di aerei la sorveglianza aerea comune del proprio paese, per rispondere all’intensificazione delle missioni Nato alle sue frontiere per la crisi ucraina. I movimenti Nato non sono gli unici: in parallelo alle promesse e alla diplomazia, sono infatti in corso numerose esercitazioni.

Gli Stati uniti e i loro alleati della Nato Romania e Bulgaria hanno iniziato delle manovre navali nel Mar Nero, previste dal 2013. L’obiettivo di queste esercitazioni militari, ha detto il portavoce della Marina bulgara, è rafforzare la «compatibilità operativa delle forze navali dei Paesi della Nato». In queste manovre è coinvolto il cacciatorpediniere statunitense «Truxton», la cui entrata nel mar Nero nei giorni scorsi aveva preoccupato non poco l’intera area.

E da Mosca arrivano le denunce circa le esercitazioni ucraine: «Il tentativo di fare esercitazioni su larga scala delle forze armate ucraine nell’est e nel sud del Paese, vicino alle regioni dove si sono tenute le proteste contro il colpo di stato a Kiev, sono un’iniziativa molto rischiosa che può destabilizzare ulteriormente la situazione politica nel paese», ha dichiarato il viceministro della difesa Anatoli Antonov.

Naturalmente, insieme allo sfoggio di forza e armi, è ancora parecchio impegnata la diplomazione anche quella bilaterale: Kerry, il segretario di Stato Usa, ha annunciato un incontro con il ministro degli esteri russo Lavrov, venerdì. A quanto è dato sapere gli Usa avrebbero un piano di soluzione, ma al momento non ci sono dettagli. Sul fronte russo, intanto, Mosca ha richiesto un mandato di cattura contro il leader della destra neonazista di Pravyi Sektor, «Settore Destro». L’evento ha creato un piccolo giallo: il tribunale distrettuale di Mosca ha spiccato un mandato d’arresto per Dmytro Yarosh dopo aver formalizzato nei suoi confronti l’accusa di incitazione al terrorismo. In particolar modo avevano colpito le dichiarazioni di Yarosh sul Facebook russo, a favore di una jihad anti russa. Il leader di Settore Destro, che correrà per le presidenziali, aveva dichiarato di essere stato beffato da un hacker. E ieri, a seguito della denuncia, le autorità russe hanno costretto la rivista online Lenta.ru a ritirare un articolo con una intervista a un dirigente del Settore Destro, con link a scritti di Yarosh, perchè considerato «materiale estremista».

A seguito di questa richiesta, il direttore di Lenta.ru Galina Timchenko, ha presentato le proprie dimissioni. Al suo posto è stato nominato Alexei Goreslavsky, noto per le sue posizioni filo Cremlino, come hanno sottolineato alcuni media come Moscow Times.