Resterà quasi certamente in carcere Igor Markov, oppositore filorusso del governo di Kiev arrestato ieri a Sanremo su mandato d’arresto dell’Interpol. L’Ucraina chiede l’estradizione di Markov, che nel 2007 si sarebbe reso responsabile del pestaggio di almeno otto filo-ucraini, nel corso di un manifestazione organizzata ad Odessa, sua città natale.
Domani davanti alla Corte d’appello di Genova si terrà l’udienza di convalida dell’arresto dove il 42 enne – un ex deputato – detenuto da mercoledì nel carcere di Valle Armea, nell’estremo ponente ligure, comparirà per l’identificazione. È assai improbabile, si apprende da fondi vicine alla procura generale, che i giudici decidano di rilasciare Markov, che è ricercato in Ucraina dal 2014, quando è fuggito dopo un rilascio su cauzione.

Una vicenda giudiziaria, quella di Markov, strettamente legata alla burrascosa storia dello stato ex Urss. Markov, accusato di hooliganism, teppismo violento, era infatti stato arrestato per un breve periodo solo a fine 2013, cioè a sei anni dai fatti per i quali era accusato proprio, pare, per le proteste suscitate dalla sua impunità. Da tempo in esilio a Mosca, solo una settimana fa in una conferenza stampa insieme all’ex premier ucraino Azarov aveva annunciato la nascita del Comitato di liberazione dell’Ucraina.

Alla polizia che lo ha controllato all’aeroporto di Milano Malpensa, ha mostrato tre passaporti: uno ucraino, uno diplomatico ucraino che gli era stato rilasciato nel 2009, e uno russo nuovo di zecca rilasciato nel maggio di quest’anno. «Il passaporto diplomatico ucraino di Markov – ha commentato l’ambasciatore ucraino in Italia Yevhen PerelyginIl – è stato annullato quando ha cessato di essere un membro del parlamento nel 2014 e ci sono seri dubbi che abbia ricevuto il passaporto russo in accordo con la stessa legislazione russa in quanto Markov non ha rinunciato alla cittadinanza ucraina e non ha vissuto in Russia neanche per un anno». Nessun giallo, comunque, secondo quanto si apprende da fonti investigative, sul tempo, circa 24 ore, trascorso tra il fermo di Markov al suo arrivo a Malpensa e l’arresto in un hotel di Sanremo: la polizia italiana infatti ha dovuto verificare che il mandato dell’Interpol fosse ancora in corso di validità. Per questo Markov è stato costantemente pedinato per 24 ore e arrestato poco prima che lasciasse l’albergo sanremese, dove aveva prenotato per una sola notte.

Convalida dell’arresto a parte, il vero nodo per la corte d’appello di Genova e per il sostituto procuratore generale Enrico Zucca sarà la «traduzione» in uno o più reati previsti dall’ordinamento italiano, dell’articolo 296, comma 4 del codice penale di Ucraina (violenza aggravata dai danni fisici). La convenzione fra i due paesi in merito all’estradizione prevede infatti che sia applicata la prescrizione più favorevole all’imputato: se in Italia il reato, commesso otto anni fa, risultasse prescritto, Markov sarà rilasciato. In caso contrario, visto che la Corte di Cassazione in due sentenze diverse nel 2013 e 2014 ha stabilito che l’Ucraina non viola l’articolo 3 della convenzione europea dei diritti dell’uomo, il leader filorusso sarà rimpatriato e consegnato alle autorità di Kiev.