Nel 1991 usciva a Cannes, nella sezione Un Certain Regard, Time of Love (Nobat e Asheghi) del regista iraniano Mohsen Makhmalbaf, che elaborava tre variazioni sulla stessa relazione extraconiugale dal tragico finale.
Lo stesso anno sarebbe dovuto arrivare sugli schermi un altro film girato da Makhmalbaf nel 1990: The Nights Of Zayandeh-rood (Shabhaye Zayandeh – rood), la storia di un professore che resta paralizzato dopo un incidente d’auto, ambientata nell’epoca della rivoluzione islamica, che verrà proiettato in apertura della sezione Venezia Classici alla Mostra del cinema.

 
The Nights Of Zayandeh-rood, come racconta lo stesso regista, fu vittima di una sorte travagliata: «Dopo averlo visto, il comitato di censura iraniano mi chiese di tagliarne 25 minuti per ottenere il permesso per la proiezione. Mi rifiutai di obbedire ai loro ordini. Ciononostante il comitato stesso, ignorando la mia richiesta, tagliò quei 25 minuti dal negativo originale. Ero così distrutto e frustrato che non potevo pensare di vedere il film col pubblico al cinema. Sarebbe stato come vedere il corpo mutilato e deturpato di una cosa vivente sullo schermo».

 
Ciononostante, il suo lavoro debutta al Festival iraniano di Fajr, e dopo aver saputo della censura – racconta ancora Makhmalbaf – accorrono decine di migliaia di persone per vederlo. «Il giorno della proiezione si formarono code chilometriche fuori dal cinema. Qualcuno aveva addirittura aspettato fuori tutta la notte per essere sicuro di entrare. A quelli che riuscirono a vederlo il film piacque. Nella pellicola videro l’orribile e triste futuro verso il quale li stava portando il governo islamico». L’accanimento contro The Nights Of Zayandeh-rood non era però ancora finito: dopo il Festival la censura chiese al regista di tagliare altri 12 minuti di pellicola.

 

 

 

 

Ancora una volta Makhmalbaf si rifiutò e i censori intervennero comunque sull’opera, che ormai era però diventata molto famosa: in tanti ne chiedevano la proiezione. «Tuttavia – continua il regista – la linea dura dei media appartenenti allo Stato mise me e il film sotto costante attacco e accusa per sei mesi di fila. Qualcuno domandò anche la mia esecuzione. Infine venni arrestato dalla polizia segreta e, dopo lunghe ore di interrogatorio, tutto il materiale del film venne sequestrato». A questo punto perfino Khamenei chiede di vedere l’opera incriminata, e la fa bandire perché, sentenzia, va contro gli obiettivi rivoluzionari e costituisce una minaccia alla sicurezza nazionale. Il negativo mutilato fu relegato negli archivi, da cui non è più uscito per i 26 anni successivi.

 
Recentemente però, racconta ancora Makhmalbaf, « il negativo esistente è stato rubato e salvato dagli archivi della censura (non posso dare alcun dettaglio su come questo è stato fatto). Sembrava una cosa vivente senza arti, ma che respirava ancora, e la storia e il significato non erano andati perduti». A Londra il regista lavora dunque al restauro dei 63 minuti rimasti degli iniziali 100 che costituivano il suo The Nights Of Zayandeh-rood, che vedremo a Venezia a settembre.
Le parti tagliate, purtroppo, sono invece andate perdute per sempre.