Vince «il figlio del minatore» fedelissimo di Angela Merkel e perde l’ex lobbista del fondo di investimento americano BlackRock sostenuto dall’ala ultra-conservatrice del partito. Con 521 voti a favore Armin Laschet, attuale governatore del Nordreno-Vestfalia, è il nuovo segretario della Cdu al posto della dimissionaria Annegret Kramp-Karrenbauer. Ha battuto al ballottaggio lo sfidante Friedrich Merz che ieri non è riuscito a superare le 466 preferenze sulle 991 espresse dai 1001 delegati del primo congresso “virtuale” tenuto dai democristiani.

È IL TRIONFO DELLA LINEA moderata di “Mutti” di cui Laschet è considerato il più autorevole interprete fin dai tempi dell’emergenza migranti del 2015, e la clamorosa sconfitta della destra cristiano-democratica che puntava su Merz per recuperare il consenso degli elettori precipitati nell’orbita di Alternative für Deutschland. Ma a festeggiare è anche il ministro della Sanità, Jens Spahn, in testa alla cordata degli sherpa in appoggio alla scalata del premier renano, il cui endorsement (e soprattutto la sua rinuncia a correre da solo) si è rivelato fondamentale per la continuità dell’europeismo incarnato della cancelliera. Senza contare il voto delle donne: l’Unione femminile della Cdu ha voltato in massa le spalle a Merz dirottando i voti su Laschet e sul terzo candidato Norbert Röttgen: l’esperto di politica estera del partito che al primo turno aveva raccolto 224 voti facendo mancare la maggioranza a Merz, bloccato a quota 385, appena cinque schede in più di Laschet.

COMINCIA COSÌ L’ERA di «Armin il Turco» (così è soprannominato Laschet per via della politica filo-migranti) che tuttavia non sarà automaticamente il candidato-cancelliere di Cdu-Csu alle elezioni federali del 26 settembre, e a metà marzo dovrà superare indenne lo scoglio del doppio voto regionale in Baden-Württemberg e Renania-Palatinato.«Non abbiamo bisogno di amministratori delegati ma di un capitano della squadra» aveva scandito Laschet prima del voto tirando la stoccata all’ex Ceo di BlackRock Merz, mentre si ricordava di ringraziare Akk (dimenticata nell’intervento di venerdì di Angela Merkel) insieme al «team» che si era rivelato convincente prima ancora che vincente.

MA NEI 15 MINUTI DEL DISCORSO di presentazione Laschet si è soprattutto espresso a chiare note contro la crescente ondata di nazifascismo che negli ultimi anni ha investito la Germania, ricordando il «sacrificio» di Walter Lübcke: il politico Cdu assassinato due anni fa sulla terrazza di casa perché “amico degli stranieri”. «Non permetteremo che questo Paese venga rovinato dai terroristi di estrema destra né dai piromani che li fomentano intellettualmente».

A Merz non è bastato l’intervento tutto giocato in difesa: da «garantisco di non avere alcuna intenzione di allearmi con Afd» alla pessima toppa sul buco dei recenti, più che imbarazzanti, “scivoloni” sulla parità di genere: «Se davvero, come si dice, avessi avuto un problema di donne le mie figlie mi avrebbero da tempo mostrato il cartellino giallo e mia moglie non mi avrebbe sposato quarant’anni fa». Troppo poco per allontanare dal congresso lo spettro di una svolta a destra perfino sulla questione climatica da lui ridotta a semplice «aggiustamento per un Paese più moderno e sostenibile». Il contrario di quanto promesso anche dal candidato Röttgen, ex ministro dell’Ambiente: ieri si è presentato come il «modernizzatore» della Cdu da trasformare nel «partito dell’integrazione ringiovanito e più al femminile, orientato alle competenze del futuro, pronto a conquistare nuovi elettori»

FUORI DALLA DINAMICA INTERNA, invece, l’elezione di Laschet spalanca lo scenario della possibile alleanza elettorale con i Verdi, che con Merz sarebbe stata impossibile. La Cdu resta il primo partito nei sondaggi con il 37% del consenso mentre i Grünen si confermano stabilmente al secondo posto con il 20%. Insieme hanno già governato la città-stato di Amburgo dal 2008 al 2010 e sono tuttora nella coalizione che amministra l’Assia dal 2014 e il Baden-Württemberg dal 2016. Ben più di un’ipotesi solo aritmetica, insomma, come dimostra anche il tentativo di costruire l’esecutivo “Giamaica” insieme ai liberali nel 2017 poi naufragato di fronte alla prospettiva dell’ennesima GroKo con la Spd.

LO HA CAPITO ANCHE IL LEADER Csu, Markus Söder (altro papabile per la successione di Merkel alla cancelleria) sempre più orientato alla geometria nero-verde, dato che, a suo dire, sia i Verdi che l’Union sarebbero «proiettati verso grandi questioni del nostro tempo». In pratica coincide con la possibilità di conciliare la svolta ecologica con la rivoluzione economica che in Baviera si traduce, anzitutto, nella mobilità elettrica fabbricata dalla Bmw di Monaco e dall’Audi di Ingolstadt.