Alzi la mano a sinistra chi non abbia detto negli ultimi anni: «Che nostalgia per quando la politica estera la faceva Andreotti!». Di fronte all’inerzia della politica estera dei governi Berlusconi era naturale provare nostalgia, un pizzico appena senza esagerare, per quando Andreotti si incontrava con Yasser Arafat e provava ad avere un’autonoma politica estera italiana in Medio Oriente. Pur nell’assoluta fedeltà al Patto Atlantico, il più volte ministro e presidente del Consiglio non rinunciava a una certa autonomia di movimento nell’area del Mediterraneo. La stella polare di Andreotti in politica internazionale era il mantenimento degli equilibri geopolitici in nome della realpolitik. Da qui il dialogo verso l’Est anche prima dell’avvento di Mikhail Gorbaciov nel 1985 alla guida di Mosca, il tentativo di non mettere nel cestino le richieste dei palestinesi e di mediare nella guerra iniziata nel 1980 che contrappose Iran e Iraq.

Andreotti era così affezionato al mantenimento dello status quo che quando venne interrogato su cosa pensasse della riunificazione tedesca fece un’affermazione politicamente forte, seppure tinteggiata dalla sua abituale ironia: «Amiamo tanto la Germania che una non ci basta, ne vogliamo due». Il leader democristiano manifestava così il suo scetticismo verso la rottura dell’equilibrio europeo e una prospettiva che poteva ridare alla Germania – come è poi avvenuto con l’euro – una centralità economica nell’Unione europea.

Sulla politica estera Andreotti era solito puntare alla condivisione tra maggioranza e opposizione, almeno sui temi cruciali che davano una caratterizzazione alle iniziative della Farnesina. E in questo momento di ricordi, qualcuno come Gilberto Bonalumi, sinistra democristiana, che fu sottosegretario agli Esteri, mette in luce pure la politica anti Pinochet in Cile seguita dai governi guidati da Andreotti negli anni Settanta. Non si può dimenticare inoltre il ruolo svolto da Andreotti come ministro della Difesa nel governo presieduto da Mariano Rumor che firmò il Trattato di Osimo nel 1975 tra Italia e Jugoslavia. L’accordo poneva fine alla querelle sui confini tra i due Paesi seguita alla Seconda guerra mondiale. Quel risultato non piacque alla destra di casa nostra.

Ultima annotazione. Dal 1983 al 1989, Andreotti fu ministro degli Esteri nel I e II Governo Craxi. Nel 1985, si trovò ad affrontare il sequestro della nave italiana Achille Lauro da parte di un commando di palestinesi (venne ucciso e buttato in mare il cittadino ebreo-americano Leon Klinghoffer). Il governo di Washington minacciò l’intervento armato sulla nave per liberare i passeggeri, escludendo un intervento militare italiano. Craxi e Andreotti decisero che nell’eventualità di un intervento militare quest’ultimo sarebbe stato condotto solo ed esclusivamente dalle forze armate italiane. Poi ci fu la «crisi di Sigonella», quando un aereo di linea egiziano con a bordo il terrorista palestinese Abu Abbas e altri quattro terroristi che avevano sequestrato e poi rilasciato la nave Achille Lauro fu costretto ad atterrare nella base aerea di Sigonella. Poco dopo un contingente di soldati americani, appena sbarcati da un velivolo atterrato senza notifica alle autorità italiane, circondò i militari italiani che presidiavano il velivolo egiziano, esigendo la consegna dei terroristi alle autorità americane. Craxi e Andreotti dissero no a quella soluzione difendendo le prerogative italiane sul territorio di propria competenza.