Seguiamo una scia lucente composta da centinaia di lucciole addomesticate per i ripidi sentieri che si aprono tra la vegetazione e le rocce di un panorama che potrebbe essere quello subacqueo di una barriera corallina, salvo che non vi è più traccia di liquido, defluito da secoli per gonfiare le onde di un mare lontano. Gli insetti luminosi si fermano sulle tracce lasciate da un’enorme bestia, le evidenziano e le identificano portandoci verso le successive, mentre attorno a noi trascorre una vita animale che reagisce al nostro passaggio e nulla, dalla pianta al fungo, dall’insetto al volatile, è inerte, restituendo così l’idea di una natura che vive malgrado la sua qualità numerica. Infine ecco la creatura braccata, un drago sinuoso e glaciale dalle lunghe e esili corna, ammantato da ali maestose. Consumiamo un frugale pasto a base di bacche potenzianti, controlliamo che la nostra spada sia affilata e siamo pronti alla caccia, proiettandoci verso il mostro il cui ruggito di sfida ci fa vacillare. Ancora una volta l’essere umano contro la crudele, sublime e terrificante indifferenza della natura, in una lotta ad armi pari: una lama contro zanne e artigli smisurati. Non c’è nulla di “sportivo” in questa violenta attività venatoria, ma l’ancestrale volontà di sopravvivere sia della bestia che dell’uomo, in una tenzone epica e barbarica.

Con Monster Hunter World la celeberrima (finora soprattutto in Giappone, ora anche in occidente) serie venatoria fantasy di Capcom approda su Playstation 4 e Xbox One dopo che per anni la sua terribile magnificenza mostruosa è stata costretta sui ridotti schermi delle console portatili in episodi comunque colossali, malgrado la micro-dimensione dell’immagine e la minore potenza degli hardware. E in questo passaggio potenzialmente rischioso Monster Hunter non perde la sua anima ludica ne’ la sua “panteistica” bellezza ferina per accattivarsi un nuovo pubblico meno assuefatto al suo ostico mondo; anzi il valore di quegli elementi che l’hanno resa un delle esperienze ludiche più travolgenti ed impegnative del XXI secolo risulta moltiplicato grazie alle specifiche tecniche delle potenti macchine da gioco di Sony e Microsoft, così che i panorami e le creature in alta definizione che compongono l’ecosistema di quest’ultimo episodio palpitano di una selvaggia vitalità che è quasi soverchiante nel suo verismo fantastico, illudendoci della loro realtà con una potente magia elettronica e naturalistica.

Monster Hunter World ci traghetta in un Nuovo Mondo, terre mai prima esplorate durante i precedenti capitoli, per indagare sul mistero di una periodica migrazione di leggendari draghi anziani. Esploreremo quindi vaste foreste contorte di alberi colossali, paludi fangose, deserti soffocanti, labirinti di cristalli vulcanici, tetri ossari a cielo aperto sulla cui terra marcia giacciono i corpi gargantueschi di antiche creature defunte. L’obiettivo è il consueto: cacciare o catturare mostri dalla pericolosità sempre crescente per diventare più abili e forti, forgiarci armi devastanti e armature impenetrabili. Ma questa bestiale epopea non è solo un gioco di vita e di morte perché nel frattempo sarà necessario dedicarci alla raccolta di piante, minerali e insetti, potremo pescare sulle rive di laghetti e torrenti che bagnano luoghi ameni o nasconderci tra i rami di un cespuglio per osservare le abitudini della fauna endemica. Come tutti gli altri episodi della serie, Monster Hunter World non richiede solo la bravura necessaria per affrontare sfide lunghe, complesse e faticose ma la pazienza e un pensiero strategico; la frenesia della caccia è sempre intervallata dalla quiete dei momenti esplorativi e contemplativi.

Ogni minaccia si può affrontare da soli e sconnessi dalla rete o condividerla online con altri tre giocatori, ma entrambe le opzioni risultano appassionanti, assecondando il gusto e la volontà del giocatore, una cosa rara considerato che oggi si tende a pubblicare opere realizzate o solo per il multiplayer oppure per il singolo. Chi si accinge a cacciare da solo incontrerà più difficoltà e il tempo di gioco si dilaterà a dismisura per decine di ore, sebbene il sentimento di trionfo etico e ludico conseguente la vittoria contro bestie immani in grado di falcidiarci con un attacco risulti ancora più esaltante per chi lo vive da solo, facendo affidamento esclusivamente sulla propria abilità e sull’aiuto della notevole intelligenza artificiale di un felino antropomorfo che ci accompagna durante l’avventura.

Meravigliosi persino nella loro mostruosità sono gli animali fantastici che abitano i vastissimi ecosistemi di Monster Hunter World. Si tratta di creature quasi tutte mai viste anche se qualche bestia “storica” torna a comparire in una smagliante forma in HD, come l’accoppiata fiammante e velenosa dei draconici Rathian e Rathalos o l’equino, bellissimo e fulminante Kirin. Tra le nuove creature ci sono l’Anjanath, uno pseudo-tirannosauro dalle tozze e sottili ali da insetto che rigurgita fuoco; la verminosa anguilla zannuta detta Juratodos; l’Odogaron, super-artigliata aberrazione canina; l’elettrico Tobi-adachi con la sua testa di serpente e il corpo tra lupo e lucertola; l’agghiacciante, violentissimo e cornuto Nergigante.

Le creature sono, come sempre in questa serie, davvero molte e componenti un bestiario favoloso e mitico, plausibile e unico, stupefacenti mentre si muovono tra i mirabili panorami disegnati dagli artisti di Capcom, tanto che talvolta dispiace abbatterle, sebbene queste si possano anche catturare senza ucciderle, con una trappola coperta e un paio di grezzi ordigni soporiferi quando sono troppo stanche per continuare a lottare senza una tregua. E’ vero, talvolta può causare un vago rimpianto uccidere questi mostri, quello che si può sperimentare per una bestia di pixel che tenta comunque di massacrarci, perché d’altronde siamo noi “esseri umani” che invadiamo il mondo delle creature. Tuttavia non c’è mai sadismo nella lotta contro la natura, ne’ presunzione o violenza fine a se stessa. Solo la necessità di restare vivi, di ribadire il proprio posto nella catena alimentare. E spesso vincono i mostri, perché Moster Hunter è da sempre una videogame che non consente facili vittorie.

Somma estetica e ludica di oltre dieci anni di capolavori giapponesi sconosciuti e sottovalutati da un pubblico occidentale che non fosse di nicchia, Monster Hunter World è un mondo alternativo in grado di astrarre per centinaia di ore nelle sue terre ostili e splendenti di una loro numerica potenza biologica, i luoghi di una natura favolosa così “possibili” che ci convincono di esistere oltre la nostra presenza invasiva e necessariamente crudele di giocatori, evolvendosi nello spazio contenuto dentro la memoria della console, occupandolo con la flora e la fauna a prescindere che ci stia giocando qualcuno, incontaminati nella loro tremenda e primitiva bellezza.