Trecento uscite. Un bel primato per Fumo di China, la testata sulla Nona Arte firmata da Cartoon Club, da 40 anni ogni mese in contatto con il «pianeta fumetto» tra recensioni, anteprime e interviste. «In assenza di fiere almeno fino alla tarda primavera del 2020, il mercato punta a un potenziamento della vendita di fumetti on line», vaticina Loris Cantarelli, da 8 anni direttore editoriale della rivista. «Il tutto, senza perdere di vista lo sviluppo delle librerie specializzate e di varia rispetto all’edicola, che pure resta irrinunciabile». In controtendenza rispetto al passato più o meno recente, oggi gli autori contano più dei personaggi.

MA C’È DI PIÙ: «casi come i 50 “fumetti nei musei” ambientati e regalati nei musei italiani o l’accordo tra Lucca Comics & Games e gli Uffizi vanno nella giusta direzione di considerare il fumetto come arte a tutti gli effetti: la Nona Arte, come la definì il critico francese Francis Lacassin già nel 1964». Di tutto questo, il cinquantenne Cantarelli è un testimone privilegiato. Ma nonostante la venticinquennale militanza nell’ambiente della critica fumettistica e il ruolo di primo piano svolto in decine di saggi sull’arte sequenziale e nel direttivo delle principali manifestazioni di settore, la testa resta quella del ragazzino che negli Anni ’70 leggeva Topolino. «Ancor oggi a volte mi sembra di ritrovarmi qui per caso, come un bambino al parco giochi o un goloso in pasticceria. Di certo, quelli che stiamo vivendo come appassionati di fumetto sono anni davvero tumultuosi: tra le scosse telluriche del mercato italiano e i “veri” film Marvel e DC al cinema c’è da esaltarsi ma anche da affannarsi parecchio». Sempre conservando un posto speciale nella memoria per tutti i grandi autori che in questi decenni hanno impreziosito le pagine della rivista.

Loris Cantarelli

«QUELLI che ricordo con maggior piacere sono ovviamente quelli che più mi han colpito dal punto di vista umano. Per esempio, Sergio Bonelli, che telefonava di persona per brontolare dopo qualche recensione impietosa, e poi finiva per scusarsi lui. O Gino D’Antonio, che scriveva e disegnava in uno stile modernissimo, ma senza mai vantarsene. O ancora Grazia Nidasio, colonna del “Corriere dei Piccoli” e poi del “Corrierone” con La Stefi, che al telefono dimostrava vent’anni di meno, o Mino Milani, un narratore ipnotico… Il tutto, senza contare l’emozione di un incontro con artisti del calibro di Karel Thole e Ferenc Pintér». Molti anche gli sceneggiatori e i disegnatori che nelle passate incarnazioni di Fumo di China hanno trovato un trampolino per una carriera ricca di soddisfazioni. «Lungo i decenni abbiamo fatto esordire nomi di spicco come Guglielmo Signora, Vanna Vinci, Walter Chendi, Luca Enoch, Maurizio Rosenzweig, Mario Alberti, Max Bertolini…».

UN RUOLO di «nave scuola» che ormai la rivista non svolge più. «Oggi, chi vuole si fa notare sul web. Noi tentiamo di continuare a offrire al pubblico una guida mensile a un mercato che ormai conta oltre 6.000 uscite l’anno tra edicole e librerie e ha cominciato a sfornare best seller che ormai sempre più spesso occupano i primi posti delle classifiche di vendita. Ovviamente, più per le notizie in sé, oggi tutte sul web in tempo reale, i lettori ci seguono per gli approfondimenti, che invece in Rete sono piuttosto parziali». Tra le battaglie del momento, ovviamente, c’è anche quella della pandemia, un nemico particolarmente insidioso per una scena ormai abituata a numeri da primato come i 200 mila visitatori al giorno di media delle ultime edizioni della kermesse lucchese. «Come per tutto il comparto editoriale, il contraccolpo dei “mancati incassi” garantiti dalle manifestazioni del settore e dalle presentazioni in libreria è stato pesante. Ma i lati positivi non mancano: quel che non si è riuscito a fare dai primi timidi e inconcludenti incontri di coordinamento tra diverse realtà italiane negli anni Novanta ha preso forma di recente con la lettera comune a Franceschini da parte di 23 manifestazioni, poi riunitesi nella neonata RIFF, la Rete Italiana dei Festival di Fumetto. Un gesto che potrebbe aver favorito il recente intervento dello stesso ministro in favore del WOW Spazio Fumetto di Milano, inizialmente escluso dai contributi del governo perché albi rari e tavole originali del museo erano stati giudicati «privi della qualità di bene culturale». Si chiude il bellezza con qualche «consiglio per gli acquisti» di questi ultimi tempi: «Dopo i due imperdibili classici moderni di 5 anni fa Il porto proibito di Radice & Turconi e Kobane Calling di Zerocalcare, citerei il nuovissimo La terra, il cielo, i corvi sempre di Radice & Turconi, e la satira di Walter Leoni e Maicol & Mirco».