Ci sono giorni in cui tutto è chiaro e già da quando ti svegli senti che svolgerai senza sforzo tutto ciò che ti aspetta. Poi ci sono quei giorni in cui sei presa fra mille tentazioni, desideri e tutto faresti tranne quello che devi, così cominci il procrastinamento. Lì iniziano le grandi manovre del rinvio, arte che molti di voi di sicuro conoscono perché prima o poi capita a tutti di avere quella giornata in cui ti colpisce una devastante e sconfinata voglia di far niente. È lì che si apprende, o ci si accorge, di quanto riusciamo a essere creativi nell’arte del rimando, ma anche che le cause di questi evitamenti non sono mai banali.
Le scuse per fare qualcosa di non urgente, che però in quel momento ci appare essenziale, diventano mille. Uscire a comprare il giornale perché sei stufa di leggerlo online e poi vuoi sostenere le edicole. Tornando, fermarsi a prendere il caffè al bar perché finalmente ti puoi sedere nel dehors e non più berlo in piedi e di fretta neanche fossi una ladra. Prendere un secondo caffè perché non hai finito di sfogliare il giornale. Sulla via del ritorno sostare in una farmacia per comprare dei cerotti anche se non ti servono. Nel frattempo chiacchierare con la farmacista per capire quali sono i succhi di aloe permessi, e trovabili, da quando, poche settimane fa, la Commissione europea ha vietato la vendita di prodotti con aloina in quanto sarebbe cancerogena e genotossica.

RIPRENDENDO la via di casa, entrare al super perché ti sei accorta di aver finito le caramelle alla menta che tieni sempre in borsa. Non seccarsi più di tanto se davanti a te c’è una signora che ci impiega venti minuti a pagare perché ha fatto la spesa per tre e deve pure saldare le bollette che però il lettore della cassiera non legge. E per la nota legge che tutte le scuse sono buone per rimandare, non pensare nemmeno un attimo che le caramelle potresti lasciarle lì e andartene.
Finalmente rientrata a casa, andare a controllare lo stato dei fiori sul balcone che hai già controllato e innaffiato ieri sera. Poi telefonare a un’amica. Poi ti chiama la mamma e come fai a non rispondere visto che la sentirai, figlia degenere, se va bene una volta ogni quindici giorni. Poi accendi il computer e intanto pensi «Oggi di che cosa scrivo?» e fai una lista di argomenti, tutti interessanti, ma oggi non te ne si attacca nessuno. E subito ti dici «Ma perché ho scelto di scrivere la rubrica proprio di lunedì? Maledetto lunedì», ben sapendo che non è una questione di giorno, ma di fato

POI ALZARSI E RIPIEGARE il bucato che hai lavato e steso ieri sera per risparmiare energia, guardare la pila di lenzuola e tovaglie da stirare dicendoti «Prima o poi dovrò farlo», ma non lo fai adesso perché devi scrivere. E intanto bighelloni per casa, prepari gli abiti da portare in lavanderia, dove stamattina non potevi andare perché di lunedì è chiusa, scrivi sull’agenda le cose da fare con urgenza, che ovviamente non fai con urgenza.
Per esperienza sai che esistono due tipi di far niente, quello fecondo che è preparatore di idee, e quello insulso che nasce da insoddisfazione. Oggi ti è capitato il secondo, ma perché? E allora scavi nelle cause e all’improvviso capisci. È colpa di quel libro, ai primi posti in classifica, che hai malauguratamente comprato e lo trovi così banale, furbastro e mal scritto che ieri sera, spegnendo la luce, eri arrabbiatissima e ti sei detta «Lo mollo anche se sono solo a pagina 50. Questo autore mai più».
Attenzione a ciò che si legge prima di addormentarsi. Può nuocere gravemente alla salute del rimando creativo.

mariangela.mianiti@gmail.com