Tre ricercatori del MIT, Soroush Vosoughi, Deb Roy, Sinan Aral, hanno pubblicato il 9 Marzo 2018 su Science un lavoro: «La diffusione delle vere e delle false notizie online». Uno studio di circa 126.000 voci prodotte via Twitter dal 2006 al 2017 e diffuse da 3 milioni di persone per 4,5 milioni di volte. I risultati della ricerca mostrano che la falsità si diffonde molto più ampiamente, rapidamente e profondamente della verità e la differenza è più pronunciata nelle notizie politiche che in quelle riguardanti il terrorismo, i disastri naturali, le scienze, le leggende metropolitane e l’informazione finanziaria.

I robot accelerano la diffusione del falso e del vero in egual misura: la prova per i ricercatori che sono gli esseri umani a preferire il falso al vero. Questo dato, secondo loro in contrasto con il senso comune, è, invece, scontato. I robot sono indifferenti alla verità e alla falsità: possono servire entrambe in egual modo.

A creare la preferenza per il falso è il processo di robotizzazione degli esseri umani (dominante nel campo della comunicazione web, ma riflettente i modelli di produzione di beni e servizi). L’agire operativo, meccanico che comprime il pensare e il sentire in schemi adattativi, crea un modo indifferente di vivere per cui tutte le cose tendono ad avere ugual valore, cioè nessuno. Finché si resta vivi, l’indifferenza spaventa, così è importante avere qualcosa a cui credere, investirlo. Trattare il falso come vero, creare falsi valori, è, nella sostanza, un compromesso tra il restare prigionieri di relazioni impersonali e l’esigenza di impegnarsi in qualcosa nella vita .

Se poi la preferenza per il falso si manifesta più nel campo politico che ne negli altri campi, ciò accade perché esso è percepito, illusoriamente, come il luogo in cui si decide tutto, come il più adatto per costruire, altrettanto illusoriamente, una rappresentazione rassicurante della realtà.

Inoltre, mentre nel campo delle catastrofi naturali e delle leggende metropolitane la falsità si smentisce più facilmente, nel campo scientifico la falsificazione ha più successo se si usa nell’interpretazione politica/ideologica, piuttosto che nella produzione, dei dati, e in quello della finanza essa è creata dalla loro costante manipolazione, il loro essere piegati a interessi di parte.

Gli studiosi del MIT hanno rilevato una correlazione tra il successo delle false notizie e il carattere di novità del loro contenuto. La reazione ad esse esprime sorpresa, paura, disgusto, mentre la reazione alle notizie vere è di attesa, tristezza, gioia e fiducia. Ciò fa vedere che non è la novità di per sé a rendere attraente il falso, bensì il fatto che tale novità esso la presenta come sorpresa negativa, paurosa, incentivando un assetto difensivo verso la vita.

Alla ricerca è sfuggito il fatto che la falsità, colonizzando le menti in profondità, tende anche a abitarle più a lungo della verità. È un veleno che intossica il pensiero, lo condiziona in modo persistente. La verità, invece, alloggia nella mente senza occuparla: non ama il buio delle caverne (o la loro illuminazione artificiale), né il sole accecante (la mistica delle idee assolute, superiori). Non crea certezze, non è fatta di granito e non frequenta le tombe. Prende forma nelle trasformazioni erotiche affettive e mentali che dischiudono i sentieri del vivere e li connettono tra di loro. Ci si può sentire vivi perché si gode delle cose, conoscendole, senza sottometterle al proprio dominio che le annienta. O si può cercare di mantenersi vivi difendendosi dalla vita stessa. La differenza tra il vero e il falso è questa.