Dopo un botta e risposta tra Tbilisi e Kiev sulla sorte dell’ex presidente della Georgia Mikhail Saakashvili, si è fatto vivo il diretto interessato, confermando la sua fama di falco Nato del Caucaso. Due giorni fa l’ambasciatore ucraino aveva assicurato Tbilisi che la nomina di Saakashvili a consigliere di Poroshenko quale Presidente del consiglio consultivo per le riforme in Ucraina (leggi: coordinamento sulla fornitura di armi a Kiev) non doveva essere considerata come un passo diretto contro la Georgia.

Da parte sua la procura georgiana, che sta ricercando Saakashvili, tra l’altro, anche per appropriazione di 5 milioni di dollari di fondi statali, chiede a quella ucraina la sua estradizione, insieme a un paio di ex ministri georgiani, ora a libro paga di Kiev.

Ieri il sito livejournal.com riportava il Saakashvili-pensiero sulle armi nucleari: «Gli americani in 40 minuti sono in grado di distruggere tutto il potenziale atomico russo. Nella dottrina degli Usa è detto in modo chiaro che, indipendentemente da chi ricorrerà all’arma nucleare, gli Usa devono rispondere. Non è come qualcuno può pensare: lanciamo una piccola carica tattica da qualche parte a Mariupol e nessuno farà nulla. Il colpo di risposta è prescritto dalla dottrina Usa.

Putin può ricattare, ma se ricorrerà all’atomica, in 40 minuti di loro non rimarrà né una testata atomica, né il paese e lo stesso Putin non sarà più tra i vivi». Vale a dire, conclude livejournal, se Kiev ricorre «a una qualche testata atomica su Mariupol, gli Usa porteranno la risposta sulla Russia».

A proposito di armi, una notizia curiosa giunge dall’ex Repubblica sovietica (e, dopo, ex piazza d’armi Usa: per 12 anni, fino al 2014, la base aerea di Manas è stata lo snodo di transito delle truppe americane per l’ Afghanistan) della Kirghizia. Secondo Interfax, Bishkek ha approvato una legge per proibire il commercio di armi in scuole, ospedali e mense pubbliche. I vari esercizi commerciali di armi si trovano in locali presi in affitto all’interno di tali edifici pubblici. Nel 2013 il Parlamento aveva proibito il porto di armi in occasione di meeting oppure sotto l’effetto di alcol, o sostanze tossiche: a parte questi casi, piena libertà.