Donald Trump, ancora una volta tramite Twitter, ha annunciato che il 9 aprile il tenente generale H.R. McMaster verrà sostituito nel ruolo di consigliere per la sicurezza nazionale dall’ex rappresentante per gli Stati uniti alle Nazioni unite, John Bolton.

CON QUEST’ULTIMO BALLETTO di licenziamenti e sostituzioni, «The Donald» si è dunque settato per contrastare a suo modo tre diversi fronti: intanto quello interno, dopo il licenziamento dell’avvocato capo del suo team legale; poi quello economico contro la Cina (e non solo) con l’imposizione dei dazi, e contro l’Iran e la Corea del Nord, proprio grazie all’entrata in scena di Bolton.
L’ex ambasciatore e collaboratore di FoxNews, il destrorso canale televisivo preferito da Trump, è considerato il falco dei falchi. Sarà il terzo consigliere per la sicurezza nazionale in 14 mesi, dopo Michael Flynn che si è dovuto dimettere per i suoi contatti con la Russia e McMaster per «differenze di stile e personalità» con il presidente. Trump si era scontrato più volte con il generale «a tre stelle» McMaster, favorevole alla linea filo atlantica e a un approccio diplomatico alle crisi; è chiaro ormai a tutti che «The Donald» privilegia l’approccio isolazionista e interventista. Oltre a questo pare che McMaster infastidisse Trump con briefing tenuti con un tono eccessivamente paternalistico e burbero, secondo il tycoon newyorchese.

LE VOCI di un suo allontanamento erano in giro da un po’, ma venivano puntualmente smentite, poi, come è ormai prassi, è arrivato l’annuncio su Twitter. La nuova entrata, Bolton, è un conservatore, alla Cheney, o Rumsfield, o lo stesso Trump, e ha servito in varie posizioni in amministrazioni repubblicane: con Bush jr è stato prima sottosegretario di Stato per il controllo delle armi e la Sicurezza internazionale (2001) e per un anno ambasciatore americano all’Onu (2005-2006), istituzione da lui criticata senza mezzi termini, arrivando a metterne in discussione la legittimità, un po’ come ha spesso fatto anche Trump.

È MOLTO LEGATO ALLA NRA, la lobby delle armi, nel 2003 è stato uno dei più convinti sostenitori dell’invasione del’’Iraq voluta da Bush jr; fieramente filo israeliano, Bolton ha sempre disprezzato l’Irandeal e ha invece proposto un attacco preventivo contro le centrali atomiche di Teheran.

QUESTO È L’UOMO che a metà maggio dovrà consigliare Trump se firmare o meno la prossima rinuncia alle sanzioni sull’Iran, tenendo presente che se non dovesse accadere probabilmente assisteremo a una nuova crisi nel Golfo e a una spaccatura con gli alleati europei: Bolton ha sempre richiesto la cancellazione dell’accordo sul nucleare voluto da Obama. In fatto di politica estera ha idee tutte sue: nel 2015 per risolvere la crisi mediorientale, aveva suggerito di creare un nuovo Stato, il Sunnistan, posizionato tra Siria e Iraq. Due settimane fa, a proposito della Corea del Nord, Bolton ha scritto su Twitter: «Qualsiasi possibilità di una soluzione diplomatica con la Corea del Nord aumenta in proporzione diretta alla credibilità della nostra minaccia militare, che sia alla Cina che alla Corea del Nord deve essere fatto capire che è reale».

Stando al New York Times, nel 2014 il comitato di azione politica fondato da lui è stato tra i primi clienti di Cambridge Analytica, per ottenere i profili psicologici degli elettori.
«Il Bolton Pac era ossessionato da come gli americani stessero diventando delle femminucce rammollite e voleva ricerche e messaggi su questioni di sicurezza nazionale – ha affermato Christopher Wylie, l’ex dipendente di Cambridge Analytica, ora whistleblower – Volevano rendere le persone più militariste».