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Il dream team divide i due commissari

Il dream team divide i due commissariIl commissario prefettizio di Roma, Francesco Paolo Tronca, e il prefetto Franco Gabrielli – Lapresse

Roma Sotto il controllo diretto del premier e segretario, non solo il Giubileo ma anche la Capitale. Duro attacco dell’ex sindaco Ignazio Marino a Renzi: «Bulimia da potere che elimina gli anticorpi democratici».

Pubblicato quasi 9 anni faEdizione del 4 novembre 2015

Matteo Renzi la voleva così, Roma, «sotto il suo diretto controllo, e se l’è presa». Sostituendo «il sindaco, legittimamente eletto, con un prefetto» che «farà capo allo stesso presidente del consiglio». Quella del premier/segretario è «una pericolosa bulimia da potere, che elimina gli anticorpi democratici. Il messaggio è chiaro: chi non si allinea, chi non ripete a pappagallo i suoi slogan viene allontanato o addirittura bandito».

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Alza ancora la testa, Ignazio Marino, e ribatte così a quel «basta polemiche» scandito da Renzi per «coprire, con la “damnatio memoriae”, una spregiudicata operazione di killeraggio che ha fatto esultare i tanti potentati che vogliono rimettere le mani sulla città». In realtà, l’ex sindaco di Roma è già in buona compagnia, perché la «bulimia» di controllo renziana sta già creando tensioni anche tra i due prefetti, Tronca e Gabrielli, e confusione di ruoli tra il primo, commissario appena insediatosi in Campidoglio, e il secondo, supervisore del Giubileo che Renzi vorrebbe dotare di soldi, poteri e dream team, come fosse un’agenzia di marketing. E ovviamente, nemmeno a dirlo, la squadra dei sogni di Renzi sta diventando quella degli incubi di Angelino Alfano.

 

Il quale ieri ha tentato a sua volta un’operazione di «damnatio memoriae» politica sull’Expo e ha messo sul Giubileo l’etichetta inconfondibile del centrodestra, quella securitaria: «Già da questo mese verranno assegnati oltre 1.100 agenti operanti nell’area della Capitale» (640 poliziotti, 388 carabinieri e 169 fiamme gialle), annuncia una nota del Viminale. E nel programma di potenziamento delle questure di «Ancona, Foggia, Padova e Perugia dove sono ubicati importanti luoghi di culto», sono previste «2.500 assunzioni straordinarie nelle forze dell’ordine: 1.050 nella polizia, 1.050 nei carabinieri e 400 nella Guardia di Finanza». Tranquilli però, ha assicurato il ministro dell’Interno al termine di una riunione del comitato per l’ordine e la sicurezza con Gabrielli e Tronca, «Roma non apparirà come una città militarizzata».

A Milano, secondo il leader di Ncd, grazie al lavoro delle forze dell’ordine e del prefetto, il 1° maggio «non è stata versata una goccia di sangue e non ci è scappato il morto, altrimenti avremmo parlato solo di quello per sei mesi»: «Noi abbiamo separato i violenti e gli antagonisti e nessuno nei sei mesi successivi si è più azzardato a riprovarci». Nemmeno una parola di ringraziamento almeno per il sindaco Giuliano Pisapia che all’indomani del corteo «No Expo» si attirò non poche polemiche dalla sinistra organizzando la manifestazione della «gauche Mastrolindo» per ripulire e pacificare la città.

Una «narrazione», questa di Alfano – come la chiamerebbe Vendola – dalla quale è ora facile prefigurare l’efficacia della stagione dei prefetti. «Gabrielli curerà il raccordo operativo tra le amministrazioni dello Stato interessate e gli enti territoriali – ha annunciato il titolare del Viminale – A tal fine, vengono istituiti otto gruppi di lavoro sulle seguenti tematiche: safety, sanità, trasporti e mobilità, telecomunicazioni, servizi essenziali e di urgenza, volontariato di protezione civile, comunicazione, raccordo con il Vaticano».

Perfino Gabrielli però vuole vederci chiaro sull’attribuzione dei ruoli che, stando così le cose, di fatto svuota di poteri il Campidoglio e il suo nuovo inquilino, il commissario prefettizio Tronca che già ha manifestato i primi segni di disagio. Ma soprattutto il prefetto di Roma vuole capire meglio su quali super poteri, su chi e su quanti soldi (300 milioni?) potrà contare per trasformare il Giubileo in un altro successo «modello Expo». Per questo ieri Gabrielli è stato a lungo a Palazzo Chigi da Renzi, il quale invece ancora non ha ricevuto Tronca.

In sostanza, tutto ruota attorno al dream team che il premier vorrebbe nominare entro oggi per presentarsi con le migliori credenziali, domani mattina, all’apertura del processo su Mafia Capitale, grande ribalta mediatica. Alfano insiste per tenere fuori personaggi ormai politicamente targati come l’ex assessore alla Legalità Alfonso Sabella, ma anche Carlo Fuortes, sovrintendente per Marino del Teatro dell’Opera. Ieri nel totonomi di corridoio, oltre ai soliti Marco Rettighieri, Giovanni Malagò e Gloria Zavatta, dati ormai per assodati, anche alcune new entry: l’ex prefetto di Roma, Achille Serra e l’ex ministra Anna Maria Cancellieri.

In ogni caso, se i compiti del dream team capitanato da Gabrielli tracimeranno dal perimetro stretto del Giubileo, a cosa serve una seconda squadra prefettizia da affiancare al neo «sindaco» Tronca? La domanda sta avvelenando il clima di festa che ha aperto la stagione commissariale del dopo-Marino. Ma il più renziano degli ex assessori di Roma, Stefano Esposito, dà la risposta chiarificatrice: «Basta coordinare il tutto. Non credo però sia necessario un sub-commissario a Roma che si occupa di trasporti se c’è già uno a farlo a Palazzo Chigi per il Giubileo».

Ecco, la «bulimia di potere» di cui parla Marino diventa più chiara, così: non conta chi rivestirà il ruolo di «sindaco» di Roma, da qui alle prossime amministrative. C’è un uomo solo al comando, e – come dice il marziano – « non è stato eletto».

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