Il presidio anti-rom di Palermo è arrivato al secondo giorno. In via Felice Emma, davanti alla villa confiscata alla mafia che il comune ha assegnato a tre famiglie rom ma che è stata occupata da sei nuclei di senzacasa, un gruppo di residenti non intende fare marcia indietro. Hanno bloccato i mezzi comunali che stavano entrando nella villa per realizzare interventi di manutenzione. «Noi andiamo avanti – dice Giovanna Di Franco del comitato spontaneo – e abbiamo ottenuto un altro incontro con l’assessore alle attività sociali Mattina. Abbiamo chiesto di porre fine a questa storia nel migliore dei modi».

L’AMMINISTRAZIONE ha fatto sapere che l’assegnazione ai rom è prevista in via temporanea nelle more dei fondi del «Pon metro», 800 mila euro destinati proprio all’inclusione sociale dei rom per gli alloggi o sotto forma di assegno per l’affitto di immobili. Alcune delle undici famiglie rom, sgomberate dal campo sequestrato dalla magistratura, avrebbero già informato gli uffici comunali di voler rinunciare agli alloggi preferendo affittare per conto proprio un’abitazione usufruendo solo del contributo alla locazione. Il comune intanto a fine mese dovrebbe ricevere la disponibilità da parte dell’Agenzia per i beni sequestrati e confiscati alle organizzazioni criminali di una quarantina di immobili, in aggiunta ai cinque di cui è già in possesso, e che saranno utilizzati in parte per l’emergenza abitativa in base alle graduatorie. Graduatorie di cui fanno parte le tre famiglie rom destinatarie della villa di via Emma, composta da due corpi e da una dependance.

SEI ANNI FA LE FAMIGLIE che facevano parte della graduatoria per l’assegnazione di case erano circa 800, oggi in base all’ultimo elenco stilato lo scorso 23 febbraio dal «Servizio dignità dell’abitare» sono 2.240. Dal 2012 è cresciuto anche il numero degli occupanti abusivi di immobili, passati da circa 200 a oltre 800; i cento che sei anni fa dormivano per strada sono diventati almeno 500.

Le cifre sono state raccolte dal Comitato di lotta per la casa. Nino Rocca, che ne è un esponente e che da oltre 30 anni si occupa dell’emergenza abitativa, spiega che a bloccare lo scorrimento della graduatoria contribuisce innanzitutto «la mancanza di un elenco dei beni di proprietà del comune da cui attingere per le assegnazioni». «Molti beni – aggiunge Rocca – non sono neanche registrati al catasto, altri, quelli confiscati alla criminalità, non hanno le caratteristiche architettoniche per poter essere dati alle famiglie: in prevalenza si tratta di ville, come quella di via Felice Emma assegnata ai rom. Questo genere di immobili viene in genere affidato ad associazioni». Secondo il Comitato «i funzionari degli uffici comunali, tra tanta confusione, temono di commettere errori e di incorrere in condanne della Corte dei conti» e «così nessuno si assume la responsabilità di mettere un timbro e una firma in calce a un elenco che potrebbe contenere errori».