Il 2016 è stata un’annata ricca di sorprese per l’animazione giapponese, il fenomeno your name di Shinkai Makoto che ha spazzato via la concorrenza al botteghino diventando un fenomeno globale è solo la punta dell’iceberg di un movimento che, pur fra alti e bassi, sta vivendo un importante momento di passaggio generazionale.

Se la grande sorpresa dal punto di vista qualitativo è venuta da In questo angolo di mondo di Sunao Katabuchi, forse il lungometraggio nipponico, non solo animato, più importante uscito dall’arcipelago lo scorso anno è stato Koe no katachi, La forma della voce, che sarà nelle sale italiane il 24 e 25 settembre grazie a Nexo Digital e Dynit.

Rimasto nelle sale per moltissimi mesi diventando un vero e proprio fenomeno al botteghino, il film è l’adattamento di un manga scritto da Yoshitoki Oima che tocca temi delicati come quelli della disabilità e del bullismo nelle scuole. Il manga, pubblicato in Italia da Star Comix, è uscito in Giappone in una versione one-shot nel 2011 quando l’autrice aveva poco più di vent’anni.

Dietro la macchina da presa troviamo Naoko Yamada ed il filo femminile che unisce il progetto continua con Reiko Yoshida, già collaboratrice dello Studio Ghibli e che qui si è occupata della sceneggiatura, fatto tanto importante quanto raro in Giappone ed in generale nel mondo del cinema .
La storia comincia alle scuole elementari, dove Shoya si prende gioco della nuova compagna di classe Shoko in quanto non udente. Poco alla volta la situazione finisce fuori controllo, anche per l’omertà ed il silente non far niente dei compagni e degli insegnanti, fino a quando il ragazzo rompe l’apparecchio acustico così vitale ed importante per Shoko.

La famiglia della ragazza decide di farle cambiare scuola ed a questo punto il bullismo degli altri compagni si ritorce contro Shoya, che viene ostracizzato: comincia qui, continuando anche alle scuole medie e superiori, la sua discesa nel tunnel della disperazione.
Scuola e bullismo in Giappone sono da decenni al centro di discussioni fra sociologi, politici ed esperti e di conseguenza tematiche che si riversano anche sulla pagina disegnata dei manga o sul piccolo e grande schermo.

L’avvento delle nuove tecnologie e dei social network in particolare ha cambiato ancor di più le carte in tavola ed i canali per questi possibili atti di bullismo si sono moltiplicati in maniera evidente. Manga e film che raccontano, cercano di individuare o denunciare la struttura scolastica e sociale che rende possibile la proliferazione di quella che è una vera e propria piaga sociale ce ne sono molti, più o meno riusciti.

La forma della voce però si distingue perché affronta il tema della disabilità, che raramente trova rappresentazione nella cultura pop contemporanea, anche se il Giappone ha una ricca tradizione a proposito soprattutto nel documentario e nei programmi televisivi della rete nazionale NHK. Non secondariamente poi per il suo tono che riesce a miscelare momenti leggeri e divertenti con il dramma e la possibile tragedia che scorre nella trama. Un po’ come succede in In questo angolo di mondo dove la tragedia è quella assoluta della morte, della guerra e dell’annientamento totale via bomba atomica, anche Yamada riesce a riproporre sullo schermo lo scorrere della vita in tutta la sua brutalità ma anche nei suoi momenti di gioia.