Mentre la Lega, forte probabilmente dei successi degli altri partiti xenofobi in Europa, alza il tiro sull’operazione Mare Nostrum, la realtà dell’accoglienza verso i soggetti più deboli che fuggono da un destino certo di guerre e violenza per cercare rifugio nel nostro Paese si fa sempre più critica. Dopo la chiusura di Lampedusa, infatti, i minori stranieri non accompagnati continuano a restare in attesa di essere trasferiti in situazioni più idonee dei centri di prima accoglienza allestiti in tutta fretta nelle strutture di fortuna del siracusano. Presso il Centro Papa Francesco di Priolo Gargallo, ad esempio, sono un centinaio i minori che risiedono lì da più di quattro mesi, ben al di là di ogni normativa nazionale, europee ed internazionale sull’accoglienza. Ci sono solo tre trasferimenti al mese e dunque la permanenza è ben oltre il periodo previsto per questo tipo di struttura.

Dovrebbe essere compito della politica, e non solo degli operatori umanitari, gestire la situazione psicologica di questi ragazzi e muovere le scelte organizzative partendo dal disagio esistenziale che motiva i loro comportamenti, spesso lesivi di loro stessi e degli altri. Quando la demagogia populista porta per strada i modellini di carro armato in carta pesta, inneggiando alla lotta contro lo straniero, quello che colpisce di più nelle motivazioni di questi rigurgiti razzisti è la mancanza del fattore umano, la presa in considerazione della nuda vita di queste persone affidate alle nostre cure ed impotenti a qualunque decisione sul loro stesso destino, ma che hanno rischiato la vita per mettersi nelle mani dell’Europa comunitaria, uscita dalla seconda guerra mondiale con il sogno di superare i contrasti nazionali e far crescere insieme la nazioni un tempo combattenti. E dunque è anche contro il sogno di questa Europa che si rifiuta l’integrazione e l’accoglienza. Per questo la risposta al profondo disagio di questi minori è altamente politica.

Ovviamente in queste condizioni la tensione tra i ragazzi, già provati dal viaggio di mesi, a volte anni, è molto alta. All’ansia e alle preoccupazioni legate a una lunga attesa per loro incomprensibile si sommano depressione e altre sintomatologie che rendono molto complesso poterli contenere e supportare. Eppure le risposte ci sono e sono praticabili, se solo si volesse, con la stessa rapidità con cui si stanno discutendo riforme ben più complesse.

Recentemente, a seguito di una missione in loco, Terre des Hommes, che opera con una equipe fissa di assistenza psicologica e psicosociale a questi bambini, ha lanciato un allarme in cui, riportando le condizioni di grave disagio in cui centinaia di minori si trovano, si chiedeva con urgenza l’istituzione di una Banca dati nazionale in grado di mappare in tempo reale la disponibilità di posti su tutto il territorio e dunque agevolare i trasferimenti. Una soluzione semplice, che avrebbe l’indubbio vantaggio di ridare ai ragazzi il loro diritto all’accoglienza velocizzando i trasferimenti, mettere in rete le strutture nazionali disponibili e, al livello politico, dare una risposta concreta alle destre xenofobe valorizzando al contempo la grande generosità di tanti Enti Locali, associazioni, strutture di accoglienza idonee che, in questi anni, sommessamente ma con determinazione, non solo hanno accolto ma costruito su questo valore fondamentale un baluardo antirazzista fatto di pratiche, ideali ed impegno civile.

*presidente Terre des Hommes