I condoni, dai tempi di Craxi passando per Berlusconi e fino a oggi, vanno sempre in coppia: fiscale e edilizio. E quello per abusivi di Ischia, inserito nel Decreto per la ricostruzione del Ponte di Genova, è di una gravità senza precedenti.

Si prevede, infatti, di sanare immobili realizzati in zone dove perfino i governi Berlusconi avevano previsto l’esclusione, e per la semplice ragione che si tratta di aree a rischio idrogeologico o di particolare rilievo paesaggistico e ambientale. Ma per il Governo del cambiamento quei limiti devono essere superati, togliendo ogni tutela introdotta nella valutazione delle pratiche di sanatoria ancora ferme nei Comuni.

È la cronaca che va del terremoto di Casamicciola del 1883 a quello del 2017, passando per innumerevoli frane che hanno causato morti e feriti, a dimostrare come sia da irresponsabili sanare ulteriori edifici costruiti su un’Isola così fragile. Ma non finisce qui, perché a quegli edifici verrebbe anche dato «fino al 100% di contributo per la ricostruzione».

E quindi al danno si unisce un’autentica beffa. Non è certo una novità la pressione per riaprire le maglie della sanatoria a Ischia, ma fino ad oggi erano sempre stati respinti gli emendamenti che periodicamente venivano presentati in Parlamento. Questa volta la proposta esce direttamente da Palazzo Chigi e in una forma che mai nessuno aveva avuto l’ardire di immaginare.

Per diverse ragioni questa vicenda non può essere derubricata ad una questione locale.  Di sicuro questo Paese non si merita, ancora una volta, una politica così miope, pericolosa e ipocrita. Come quella di un Esecutivo che nel suo programma parla di tutela del territorio e dei suoli, che manda il ministro dell’Ambiente Sergio Costa a parlare alle Nazioni Unite di impegno nella lotta ai cambiamenti climatici, a partire dai territori, salvo poi mantenere il più completo silenzio rispetto a un condono che ha la sua firma e che va nella direzione opposta. Ma questa corta visione nei confronti del Paese, e delle sua fragilità, non porta lontano. Perché il problema non riguarda solo Ischia, ma cosa questo Governo vuole fare di fronte ai crescenti impatti dei cambiamenti climatici, con quale organizzazione (dopo l’abolizione della struttura di missione creata nella scorsa legislatura), e con quali priorità, visto che non si ha notizia del piano di adattamento al clima che dovrebbe fissarle.

Il nostro Paese ha bisogno di prendere quanto prima un’altra strada e di percorrerla con convinzione. In modo che, a partire da Ischia, si garantisca tutela, attenzioni e cure per quell’incredibile intreccio di fragilità e bellezza che caratterizza ogni parte del nostro straordinario territorio.

Possiamo e dobbiamo farlo attraverso politiche che aiutino la messa in sicurezza dei comuni e degli edifici mentre in parallelo viene ristabilita la legalità demolendo gli edifici abusivi che rimangono purtroppo ancora in piedi. Qualcuno, con una battuta, racconta questa vicenda come la dimostrazione della completa metamorfosi avvenuta in quello che si definiva il movimento per la legalità a cinque stelle.

Dobbiamo sperare che non sia così e che nei prossimi giorni alla Camera il condono sia ritirato. In modo da impedire il completo fallimento di uno Stato che invece di mandare le ruspe agli edifici abusivi si impegna a inviargli bonifici per ricostruirli.
Il passo è davvero troppo lungo e l’Italia si merita ben altro futuro.

* vicepresidente nazionale di Legambiente