Più del cubo dell’hotel santa Chiara. E meglio delle schermaglie con le star della canzone. La «nuova Venezia» dell’attenzione delle anime belle. Eppure, le notizie di pubblico interesse e la sostanza degli interessi in gioco sono disponibili anche per gli indici delle grandi firme…

Si comincia con il red carpet alternativo del Festival del cinema. Il 2 settembre proietterà, a beneficio del presidente Sergio Mattarella, la protesta (non solo sindacale) dei dipendenti comunali e della galassia del lavoro coop e intermittente che ruotava intorno a Ca’ Farsetti.

Incarnano l’effetto del riformismo democratico ai tempi dell’austerità europea, perché a Venezia prima si è abbattuta la scure affidata al commissario straordinario Vittorio Zappalorto (che però manteneva la poltrona di prefetto di Gorizia) e da luglio è scattato il «prelievo» di 200 euro dalle buste paga con il blocco del premio produttività. Va peggio per precari, contratti a termine, figure professionali legate alle attività che il Comune aveva da tempo «esternalizzato».

Dalla giunta Orsoni all’insediamento di Brugnaro la parabola è compiuta. In un paio d’anni, tutti i dipendenti del Comune sono già al minimo contrattuale. Mediamente, i circa 1.700 di livello C1 ora guadagnano 1.080 euro al netto del bonus Renzi e assegni familiari. Lo stipendio del livello B (altri 600 comunali) oscilla intorno ai 1.000 euro, mentre chi è inquadrato come C4 o D1 (circa 900) arriva a 1.200.

Fuori dagli uffici municipali, invece, non resta che allinearsi alla mission di Umana, la holding del lavoro interinale fondata dal sindaco fucsia di Venezia.
E si profila lo sciopero, nonostante la Cisl, anche per un altro «caso». La giunta Brugnaro ha deciso di armare la Polizia municipale con un banale cambio del regolamento. L’articolo 24 quarto comma ora sancisce che gli agenti saranno dotati di pistola semiautomatica calibro 9 x 21 «in via continuativa». Unica eccezione ammessa all’articolo 25: gli obiettori al servizio militare che hanno utilizzato la legge 772 per il servizio civile alternativo.

I primi 40 «vigili con la pistola» sono già operativi. Ma l’addestramento riguarderà tutti: il corpo schiera 363 agenti, cui si conta di aggiungere 70 nuovi assunti. Finora, nessun accenno di «risveglio» da parte del Pd e del centrosinistra veneziano sulla questione. Del resto, il comandante della Polizia di Ca’ Farsetti è Marco Agostini: profilo doroteo, è stato capo di gabinetto del sindaco Paolo Costa e dirigente comunale all’epoca di Massimo Cacciari prima di esser nominato direttore generale del Comune da Giorgio Orsoni.
Per la cronaca, serviranno 200 pistole che costano dagli 800 ai 1.200 euro l’una. E al poligono i vigili dovranno sparare un centinaio di colpi all’anno in almeno due esercitazioni che assorbono il turno di servizio.

Interrogativi di senso comune a futura memoria: chi garantirà dai possibili «incidenti»? Quando si può sparare in una città piena di turisti? E i Tso con la pistola, dopo il caso di Torino?
Ma il doge Gigi sogna davvero di amministrare Venezia con un cocktail inedito fra la sicurezza leghista di Bitonci, il liberismo accademico di Brunetta e la sussidiarietà di Tosi. Commissariato il Consorzio Venezia Nuova (concessionario unico della più grande opera messa in cantiere dall’Italia: 6 miliardi) e silenziato il «sistema Mose», si procede per segmenti di business come nel quadrante del Porto, dove alle Grandi Navi fanno da contraltare container e logistica.

Brugnaro si è sintonizzato perfettamente con Costa (presidente Pd dell’Autorità portuale), che da ex ministro ed europarlamentare coltiva progetti, cantieri e carridoi sempre a mezzadria fra le risorse di Bruxelles e gli interessi delle lobby. Il doge Gigi appena insediato in municipio ha ricevuto subito Costa per mettere a punto l’ultima versione della «rotta» riservata alle Grandi Navi in laguna: si tratta del raccordo tra i canali Malamoco Marghera e Vittorio Emanuele III, che costeggia il lato est dell’isola delle Tresse. Ma non mancano altre partite di giro: Punto Franco e porto off shore, la Marittima e le aree di Marghera.

È addirittura contabilizzato dalla stampa amica il clamoroso flop della «succursale Expo» in laguna. Brugnaro, che dal 2009 al 2013 era presidente di Confindustria Venezia, ricopriva la carica di delegato per Expo 2015 in Veneto. Da sindaco si ritrova sulla scrivania numeri fallimentari, stampati dal «suo» Gazzettino a firma Elisio Trevisan: «Il padiglione di Aquae 2015 dovrebbe accogliere 2.000 visitatori paganti al giorno, 360 mila nell’arco dell’intera manifestazione dal 3 maggio al 30 ottobre. La media è invece di 400 al giorno, ma in mezzo ci sono anche tutti quelli che non pagano nelle giornate dedicate ai vari quartieri: pure aggiungendo i non paganti si arriva a 72 mila visitatori in sei mesi. Una bella differenza con i 360 mila necessari, e soprattutto un’enormità rispetto agli 800 mila attesi prima di partire. Anche perché solo per aprire le porte e accendere luci e impianti ogni giorno ci vogliono circa 3.000 euro, e ogni mese il giocattolo costa suppergiù 70 mila euro».

Così la società Expo Venice, già prima dell’autunno, fa i conti con il conclamato buco nell’acqua. Ma per i prossimi 12 anni dovrà comunque pagare 50 mila euro di affitto annuo a Condotte che ha rigenerato lo spazio che affianca il parco scientifico tecnologico Vega. È il «modello Nord Est» di sussidiarietà istituzionale?