Giorgio Cremaschi è pronto a portare il Testo unico sulla rappresentanza in tribunale. L’area di minoranza della Cgil, che si riconosce nel documento congressuale «Il sindacato è un’altra cosa», impugnerà davanti al giudice l’accordo firmato da Susanna Camusso con Cisl Uil e Confindustria il 10 gennaio scorso. Un ricorso alla magistratura che dovrebbe arrivare prima del XVII Congresso nazionale Cgil previsto il 6, 7 e 8 maggio a Rimini. Ad annunciare l’iniziativa, partita da una recente assemblea a Bologna, è lo stesso Cremaschi, ex segretario della Fiom, oggi componente del direttivo Cgil. «Respingiamo quell’accordo perché viola la sentenza della Corte Costituzionale e lo statuto democratico della Cgil e perché rappresenta l’estensione a tutto il mondo del lavoro dell’accordo Fiat di Pomigliano», spiega. Cremaschi denuncia anche «i massicci brogli» nel calcolo dei voti a favore del documento di maggioranza con cui Camusso si presenterà a Rimini. «Il risultato ufficiale di oltre il 97% per il documento Camusso è falso politicamente e numericamente, e fotografa appieno la crisi della democrazia in Cgil», dice ancora il documento dell’area cremaschiana. Intanto ieri sono arrivati i dati sugli emendamenti al documento Camusso, «Il lavoro decide il futuro», passato – cifre ufficiali della Cgil – con il 97,75% dei voti. Nessun emendamento è stato approvato dalle assemblee di base, quindi il testo arriverà «intonso» a Rimini: gli emendamenti avrebbero avuto complessivamente un consenso tra il 7 e il 23%. A rimanere al palo, tra gli altri, anche l’emendamento sostitutivo presentato dal leader della Fiom, Maurizio Landini, sulla contrattazione (15,47% dei voti), e quello sulle pensioni presentato deal segretario confederale Nicola Nicolosi che si è fermato al 23,78% dei consensi. Alle 41.299 assemblee di base hanno preso parte 1.696.596 iscritti: al documento «Il Lavoro decide il futuro» sono andati 1.641.117 consensi, al documento «Il sindacato è un’altra cosa» sono andati 40.804 consensi.