Il ministro dei trasporti Danilo Toninelli, seduto sui banchi del governo accanto alla collega pentastellata Barbara Lezzi, si alza in piedi e solleva il braccio destro con il pugno chiuso. Un pugno chiuso a sua insaputa, si direbbe, perché è solo un gesto di esultanza per l’approvazione del decreto Genova, a tre mesi dal crollo di Ponte Morandi. L’opposizione non gradisce, si scatena un putiferio, «non rispetta i morti di Genova», si sente urlare dai banchi del Pd. Non solo il pugno: la capogruppo forzista Anna Maria Bernini accusa Toninelli anche di «aver parlato al telefonino e masticato la gomma americana durante le dichiarazioni di voto. Non le permetteremo più di venire in quest’aula agitando i pugni». E’ bagarre e la presidente Casellati, che riprende «alcuni atteggiamenti che non sono commendevoli», sospende la seduta per qualche minuto. «Ho gioito per i genovesi», si giustifica Toninelli quando la seduta riprende. Per poi terminare, dopo una giornata caotica, con un minuto di silenzio per i 43 morti di Genova.

Il decreto, che contiene anche il condono per Ischia reintrodotto dall’aula dopo essere stato affossato in commissione dai dissidenti grillini De Falco e Nugnes, viene approvato dall’assemblea di palazzo Madama con 167 sì, 49 no e 53 astensioni. Alla maggioranza si associa Fratelli d’Italia «per amore di patria», dirà Giorgia Meloni. Mancano invece all’appello 10 senatori pentastellati, 5 risultano in missione, altri, dice il capogruppo Patuanelli sostenendo che quella dei dissidenti è «l’ennesima bufala della stampa», sono in malattia o in congedo. Mentre Gregorio De Falco si perde stranamente per strada, «c’è stato il voto? Non me sono accorto, sarà stato il fato». «De Falco ha lasciato l’aula. Mi torna in mente il suo ’torni a bordo, cazzo’», commenta il sottosegretario 5 Stelle Stefano Buffagni. Al di là delle assenze più o meno giustificate, a preoccupare il vertice del Movimento è il ruolo di FdI stampella del governo, che ieri ha fatto argine anche all’assenza di otto leghisti.

Si astiene invece Forza Italia. «C’è un incredibile compromesso FI-M5s che, in nome del condono a Ischia, cancellano la parola onestà», aveva accusato Matteo Renzi durante la dichiarazione di voto del Pd.

Ora il commissario per la ricostruzione di Ponte Morandi, il sindaco di Genova Marco Bucci, ha i poteri per avviare la demolizione dei monconi e avviare l’edificazione della nuova struttura. Ha già nominato due sub commissari e annunciato che sono partite 10 lettere per le aziende interessate. Tra queste, Gruppo Fagioli, Gruppo Fincantieri, Siag (specializzata in demolizioni), Leonardo, Cimolai e Gruppo Salini Impregilo.