C’è un concetto che non esiste in Italia ma che sfortunatamente nella cultura anglo-sassone resiste come la muffa. Questo concetto si esprime così: It’s so bad, it’s good. Tradotto: è talmente brutto, da essere bello. E’ un paradosso simile a quello dei cattivi che amiamo odiare. E con la licenza intellettuale del postmodernismo si può applicare benissimo al cinema di Ed Wood, alle soap più vecchie di Matusalemme, alla fama di Kim Kardashian e alla serie di Sharknado. Ci sono cose che non sanno essere brutte – Ed Wood voleva creare dei grandi film ma, come dice Tim Burton nella sua biopic, Wood era ‘come Orson Welles, ma senza il suo talento’. Ma altri esempi, come i film Sharknado, sono trash non per sbaglio ma intenzionalmente – come l’attuale presidente degli Stati Uniti. In Italia ce n’è di schifo – il cinema-panettone salta alla mente come il vomito – ma è apprezzato da tanti e se a te fa schifo, lo eviti.

L’apice o nadir o entrambi di questo movimento è arrivato nel 2003 quando lo scrittore, regista ed attore Tommy Wiseau ha distribuito il suo dramma The Room. Il film racconta la storia di Johnny (Wiseau) e della sua storia d’amore con la fidanzata Lisa (Juliette Danielle) che lo sta tradendo con il suo miglior amico Mark (Greg Sestoro). The Room è diventato un cult hit perché è terribile. Da quasi tutti i punti di vista – recitazione, battute, narrative, capigliature – il film è sbagliato, imbarazzante e molto ma molto divertente. Il cult diventa leggenda con la proiezione del film e la partecipazione dei suoi fan come nel famoso musical Rocky Horror Picture Show, a cui si ispirano i B-movie di terza categoria. Sestoro scrive un libro che diventa la fonte e l’ispirazione per il nuovo film di James Franco The Disaster Artist, prossimamente nelle sale. E’ un soggetto perfetto per Franco, un attore che ha fatto carriera sull’orlo del quasi-terribile. Come con Shia LaBeouf è spesso difficile distinguere fra le scelte intese come commento ironico sulla celebrità e quelle puramente sbagliate. Dopo aver trovato la fama come star del cinema con i film di Spider-Man fra gli altri, è tornato all’università e ha poi recitato in una soap di qualità bassissima, General Hospital. Ha girato un sacco di film come regista – 38 crediti su IMDb – tanti tratti dalle opere di grandi autori americani come William Faulkner, John Steinbeck e Cormac McCarthy, senza lasciare un grande impatto. Ha scritto e pubblicato un romanzo, Actors Anonymous. Quest’ultimo gli ha creato dei problemi. Alla sua pubblicazione, è stato accolto con grande imbarazzo, come l’ennesimo esempio di un fascino perenne per se stesso senza fine. Ma con una serie di accuse di comportamenti sessuali inappropriati usciti dopo la cerimonia dei Golden Globes, diversi passaggi del libro sono stati riletti come confessioni in nascosti in bella vista. Lo scandalo avrà sicuramente l’effetto di rovinare le sue possibilità di vincere i premi per The Disaster Artist. Forse un effetto collaterale del movimento #MeToo, l’aver finalmente trovato un limite alla nostra ironia.

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