«Il mortaio sa sempre d’aglio» leggo in una raccolta di proverbi toscani a cura di Giuseppe Giusti (sì, proprio lui, il poeta patriota risorgimentale, assai stimato anche dal Manzoni, vissuto dal 1809 al 1850) edita postuma a Firenze nel 1853 da Felice Le Monnier. Cioè, quando utilizzi il mortaio per realizzare qualche salsa non dimenticare di aggiungere l’aglio. Un proverbio che sottintende il grande potere aromatizzante dell’aglio, ma anche la consuetudine di impiegarlo (almeno un tempo) come farmaco per tutte, o quasi, le malattie. Che dall’orto di casa (obbligatorio anche attorno ai conventi come prescritto dalle regole monastiche e annesso alle residenze imperiali su disposizione di Carlo Magno) si traessero non solo nutrimento ma anche rimedi salutistici non è una novità. Ci dovrebbe essere una sorta di «diritto all’orto e al giardino» (ce lo ricorda su queste pagine Teodoro Margarita) per gli enormi vantaggi che questi spazi producono. Per chi coltiva (e spesso anche per amici e parenti), che hanno a disposizione tutto l’anno vegetali freschissimi e erbe aromatiche fondamentali per il mantenimento della salute. L’orto, inoltre, ha anche un ruolo indispensabile per la gestione dei rifiuti. Infatti, mediante il compostaggio, è possibile trasformare in ottimo concime tutti gli scarti vegetali della cucina (e tutto il verde che eliminiamo perché concorrenziale a zucchine, pomodori e peperoni). A costo zero. Anzi, risparmiando perché molte aziende comunali di raccolta rifiuti riconoscono uno sconto a chi attiva una compostiera nel proprio orto. Infine, coltivare l’orto o curare il giardino riduce lo stress, migliora la qualità della vita e delle relazioni sociali. Nei pressi della casa dove sono nato ci sono due blocchi di case popolari. Nel primo, costruito nei primi anni Cinquanta, ogni abitazione è circondata da un terreno da adibire a giardino e orto. Nel secondo, realizzato pochi anni dopo, non sono stati previsti spazi analoghi. Gli abitanti di questi due rioni erano provenienti in molti casi da regioni d’Italia che, a quel tempo, erano lontane come oggi l’Africa sub sahariana o lo Sri Lanka. Ebbene, nelle case con orto e giardino l’integrazione con il tessuto sociale è stata ottima, molto meno nelle case dove zinnie, margherite e broccoli non potevano essere coltivati. Mi piace pensare che non sia stato un caso.